La notte del giornalista
L’altra sera mi ero preparato tutto, panini, coca-cola, cioccolatini, cane sul divano: volevo assistere alla maratona elettorale americana ed essere il primo, all’alba, ad annunciare in casa il nome del nuovo Presidente degli Stati Uniti (mica sono giornalista per caso...). Ma. Ma verso mezzanotte, mentre arrivavano col contagocce i primi risultati, ho avuto un colpo di sonno. Ho cercato di resistere, ma il cane russava a un ritmo così dolce che paf!, mi sono addormentato. Mi sono risvegliato di soprassalto alle tre e ancora regnava l’incertezza, mentre gli occhi dei giornalisti della tv cominciavano a gonfiarsi e le parlantine erano sempre meno chiare. Allora ho svegliato Leo (il cane ronfante) e l’ho portato a fare i suoi bisogni (era molto perplesso, devo dire). Le strade erano vuote e le luci delle finestre spente: ho pensato che tutti i canali che trasmettevano in diretta lo facevano solo per me. Di nuovo davanti alla tv, sembrava che Hillary Clinton fosse in netto vantaggio e tutti i commentatori già spiegavano il significato della sua vittoria. Poiché avevo finito i cioccolatini e anche la forza, sono andato a dormire, sussurrando a mia moglie un po’ scocciata: «Ha vinto la Clinton». Bene, sapete com’è andata: ha vinto Trump (trovate la sua storia a pag. 31) e la mattina dopo, al risveglio, ero l’unico in casa a non saperlo. av@mondadori.it