Le due facce di Napoli (almeno secondo le fiction) ................................................
Caro direttore, qualcuno vorrebbe mettere in contrapposizione «Gomorra» e «I bastardi di Pizzofalcone». Il primo però è incentrato sulla criminalità organizzata, mentre il secondo racconta casi di criminalità comune. Ma alla fine anche in questa seconda fiction si parla di camorra. E mi sembra inevitabile: è difficile non parlare di ciò che, comunque, influenza in negativo, direttamente o indirettamente, la vita dei napoletani che hanno già tanti problemi.
Caro Daniele, premesso che entrambe le fiction mi piacciono, sono d’accordo con lei sulla differenza fondamentale: «Gomorra» è completamente immersa nel mondo della criminalità organizzata, mentre «I bastardi di Pizzofalcone» sfiora solo l’argomento, un po’ come fa Montalbano con la mafia, concentrandosi su un’atmosfera di giallo classico. In questi giorni è in corso una dura polemica tra il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e lo scrittore Roberto Saviano. Il primo accusa Saviano di speculare (cioè guadagnare coi suoi libri) sui guai di Napoli, il secondo accusa il sindaco di negare una realtà drammatica. Io penso che Napoli sia tante cose, alcune delle quali purtroppo molto brutte. Ma questo vale per tante città: abbiamo visto recentemente come Milano e Roma siano terreno di caccia per mafiosi e ‘ndranghetisti. Ma mi pare che «I bastardi di Pizzofalcone» sia una fiction che non ha come primo obiettivo la denuncia sociale, e che anzi tra i suoi scopi ci sia anche quello di rendere (giustamente) omaggio alla grandi bellezze di Napoli, tra cui la splendida Certosa di San Martino dove sono ambientate alcune scene. (a.v.)
ADDIO ALLO SCHERMO «PULITO» Da un po’ di tempo a questa parte, quasi tutte le principali reti, oltre ai loghi, spesso già ingombranti su uno schermo che dovrebbe essere «pulito», posizionano lunghe e ripetute scritte su anticipazioni di programmi, con tanto di conto alla rovescia. È una moda passeggera importata da qualche altro Paese? Comunque sia, io voglio protestare, attraverso Sorrisi, per questa strategia commerciale che certamente attirerà spettatori e incassi pubblicitari. Ma ciò a discapito di una nitida visione a tutto schermo dei programmi che ci interessano.
Marco Sferini, Savona
Caro Marco, ho notato anch’io questa nuova brillante idea (usata da tutti, persino dai canali pay) di pasticciare lo schermo con scritte che non c’entrano nulla con ciò che stiamo vedendo. La cosa curiosa è che questo accade contemporaneamente alla sottolineatura, da parte delle reti, che il programma si può vedere in alta definizione e quindi con una nitidezza mai avuta prima. Temo che non sia una moda. Certamente è una scocciatura. Noi tutti di Sorrisi ci associamo alla sua protesta.
L’INFLUENZA ALLEATA DEI LADRI Mi ha colpito il suo articolo sulla febbre apparso sul n° 2, bellissimo e veritiero. Anch’io ho preso l’influenza e sono ko da giorni. Lavoro in un supermercato di Belluno (dove ora ci sono -10 gradi), avrebbero bisogno che tornassi perché sono la responsabile dell’anti-taccheggio sulle bottiglie al di sopra dei 10 euro (ne rubano tante!), ma proprio non ce la faccio…
Chiara Maran, Belluno
Gentile Chiara, evito di pubblicare l’indirizzo del suo supermercato per non scatenare i ladri di bottiglie, visto che al momento non sono protette dalla sua presenza. MANGIA COME UNO CHEF Sono un patito di «MasterChef». Devo dire che tutti e quattro i giudici, Bastianich, Cracco, Barbieri e Cannavacciuolo sono fortissimi, competenti, divertenti e dicono quello che pensano senza tanti giri di parole. Solo una cosa: ho notato che usano le posate in maniera strana, mangiano col cucchiaio cose che a casa mia si mangiano con le forchette, mettono il coltello in bocca, prendono i cibi con le mani...
Anch’io sono fissato con «MasterChef», ma lei ha ragione: ho passato anni a convincere mia figlia a non mettere il coltello in bocca e a tenere la forchetta come si deve, poi sono arrivati loro e mi sono sentito accusare di scarsa conoscenza delle regole a tavola («se i più grandi chef mangiano così, vuol dire che si fa così» mi ha detto una volta). Mah, che abbiano un permesso speciale? Di sicuro, se un giorno mi capiterà di pranzare in un loro ristorante, mi comporterò come loro, anche eventualmente buttando per terra il piatto se non mi piace. E se provano a cacciarmi dal locale…
CHE TRISTEZZA I PROGRAMMI REGISTRATI In merito alla polemica riguardante la mancata trasmissione dell’oroscopo di Paolo Fox su Raidue per lasciare posto all’attentato terroristico di Istanbul, credo che il problema sia stato soprattutto dovuto al fatto che evidentemente la puntata di «Mezzogiorno in famiglia» era registrata e non sarebbe stato possibile farla partire in ritardo. E se anche fosse stata fatta partire dopo lo speciale del tg sarebbe risultato molto strano che i conduttori ignorassero i tragici eventi accaduti in Turchia. In sostanza quindi sarebbe opportuno che si evitasse di registrare certi programmi con così tanti giorni di anticipo. E se proprio si deve fare «vacanza», si faccia senza finzioni e se un programma è registrato lo si dichiari onestamente, senza fingere di essere in diretta.
Fabrizio M., Ovada (AL)
Caso oroscopo a parte, sul quale già la settimana scorsa ho detto come la penso (la Rai ha fatto strabene a rinviarlo, l’astrologo ha fatto stramale a ringraziare i telespettatori che avevano protestato), io ho un’idea molto precisa sui programmi televisivi: salvo qualche inevitabile eccezione, non dovrebbero mai essere registrati. Per quello ci sono già le fiction e i film. Il fascino e la forza della tv stanno nel farci vivere le cose mentre succedono, che si tratti di quelle brutte (come durante l’emergenza terremoto, per esempio) o di quelle più piacevoli (come gli show e i quiz). Fingere poi di essere in diretta non solo è ridicolo (si capisce lontano un miglio quando la trasmissione è registrata), ma anche irrispettoso nei confronti del telespettatore.