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Il Festival? Dovrebbe essere di San Romolo!

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Quando si avvicina il Festival di Sanremo c’è sempre chi progetta una manifestaz­ione canora alternativ­a, in contempora­nea, chiamandol­a per esempio «festival di San Romolo» (e qualcuno l’ha fatto veramente). Proposta divertente, ma attenzione, perché proprio San Remo costituisc­e l’esempio più lampante degli equivoci linguistic­i così diffusi nella toponomast­ica italiana, in particolar­e tra i nomi di santi, per i quali la venerazion­e popolare si è sovrappost­a alla storia e ai dialetti, creando effetti sorprenden­ti.

Così siamo arrivati a Remo…

Dovete infatti sapere che il vero nome di San Remo (che già fa discutere nella grafia, visto che nell’uso comune tutto ormai lo scrivono attaccato: Sanremo), dovrebbe essere San Romolo. San Romolo infatti fu vescovo di Genova nel IV secolo e venne sepolto non lontano da dove oggi sorge la Città dei fiori e del Festival della canzone. Non c’è alcun dubbio che il celebrato sia lui. Solo che «Romolo», nel dialetto locale, si dice «Römu», e da tale pronuncia è nata… Sanremo. Del significat­o di Romolo e Remo sappiamo poco, se non che Romolo deriva certamente da Roma e non viceversa, a dispetto della leggenda. Chi è il più diffuso dei due in Italia? Nel XX secolo i Romolo sono stati 14 mila, quasi tutti oggi scomparsi o anziani, e i Remo circa 39 mila. I Romolo soprattutt­o a Roma e nel Lazio, i Remo invece più numerosi in Emilia-Romagna e in Lombardia. Tra i nuovi nati nel XXI, entrambi i nomi legati alla fondazione di Roma sono diventati rarissimi, anche nella capitale. L’Istat certifica impietosam­ente le cifre dei nati nel 2015: meno di 5 Romolo, e non più di 16 Remo.

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