TV Sorrisi e Canzoni

La difficile arte del nome d’arte

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Eccolo qua, il «numerone» di Sorrisi dedicato a Sanremo. In copertina, una foto che soltanto Sorrisi è in grado di realizzare: questa, se ci pensate, non è solo la prima volta in cui Carlo Conti vede tutti i «suoi» cantanti insieme. Ma anche l’unica, perché al Festival li incontrerà alla spicciolat­a. E poi ci sono, come ogni anno, i testi di tutte le canzoni, le interviste, eccetera. Ma avremo così tante occasioni di parlare di Sanremo (anche sul nostro ricchissim­o sito Sorrisi.com), che vorrei segnalarvi gli articoli non festivalie­ri del giornale. Come quello, a pag. 60, in cui Antonella Silvestri svela le origini di alcuni nomi d’arte scelti dai personaggi dello spettacolo. Un pezzo che mi ha fatto riflettere sul nome che porto. I miei genitori non si sono sforzati: mi hanno chiamato Aldo come il nonno paterno e Ugo come quello materno. E alla fine ci hanno piazzato un po’ a caso Maria (no, non prevedendo la mia passione per Maria De Filippi). Dunque, mi chiamo Aldo Ugo Maria Vitali. Per fortuna nell’uso quotidiano il primo nome ha prevalso sugli altri due (soprattutt­o sul terzo...). Ma se avessi scelto la strada dello spettacolo, che nome d’arte avrei scelto? Solo «Aldo», come Emma ed Elisa? Solo «Vitali», come Fiorello (che di nome fa Rosario)? E se qualche manager, fiutati i tempi, mi avesse obbligato a salire su un palcosceni­co come «Maria Vitali»? No, penso che alla fine mi sarei tenuto Aldo Vitali, ringrazian­do il cielo perché il mio nonno paterno non si chiamava Asdrubale (senza offesa per gli Asdrubali).

av@mondadori.it

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