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Nel film ci odiamo manella vita siamo amici

Alessandro Gassmann e Marco Giallini tornano a recitare insieme nella divertente commedia Beata ignoranza

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La prima volta fu nel 2014 nel film «Tutta colpa di Freud», la seconda l’anno successivo in «Se Dio vuole». Oggi Alessandro Gassmann e Marco Giallini si ritrovano per la terza volta in «Beata ignoranza», film di Massimilia­no Bruno in sala dal 23 febbraio. Interpreta­no due professori di liceo divisi da un antico amore e dal differente approccio con le nuove tecnologie: Filippo (Gassmann) è perennemen­te connesso, Ernesto (Giallini) non possiede nemmeno un computer. I due attori sono venuti a trovarci a Sorrisi (vedi sotto) per un’intervista semiseria. Com’è andato il vostro terzo incontro sul set? Giallini: «È andato male, malissimo! Un’esperienza non bella, devo dire. Incontrare Gassmann tre volte di seguito in un film lascia un po’ così...». Gassmann: «Tocca a me rispondere in maniera minimament­e più seria? Allora: è sempre un piacere lavorare con un attore preparato come lui, ci siano molto divertiti. A mio modestissi­mo parere è il film più riuscito di Massimilia­no Bruno, e sono quindi molto contento di avere diviso quest’esperienza con... coso, come si chiama... Marco Giallini!». Giallini: «Posso dire lo stesso. Voglio molto bene a questo mediocre attore ma buon amico. A parte l’amicizia, è uno degli attori con i quali mi prendo di più. E questo fin dal primo film, siamo andati subito: bon-bon-bon, ta-ta-ta».

Gassmann: «Cosa intendi per “bon-bonbon, ta-ta-ta”, per farci capire anche fuori Roma?».

Giallini: «Che ci siano subito intesi. Recitare è un po’ come giocare a tennis, se non hai chi ti ridà la palla come si deve è un guaio, invece con Alessandro ho visto subito che andava bene».

Il tema di «Beata ignoranza» è il rapporto con Internet. Nella vostra vita reale quanto siete connessi?

Gassmann: «Uso solo Twitter, per promuovere il mio lavoro e per fare piccole battaglie di tipo civile e sociale. Gli dedico mezz’ora alla mattina e mezz’ora alla sera, non di più».

Giallini: «Io sono presente sui social ma se ne occupa una ragazza di Torino, è lei ad avermi fatto il sito e spesso non so nemmeno di cosa parla. Poi magari mi arrivano messaggi da qualche signorina che vorrebbe un autografo o uscire a cena... e allora rispondo» ( ride).

La vostra vita e il vostro lavoro sono cambiati con i social e il digitale?

Giallini: «La mia credo per niente, perché in realtà non scrivo. Qualche volta vado a vedere cosa scrive e a che ora si connette mio figlio che ha 18 anni...».

Gassmann: «Ho sempre letto i giornali e ora li leggo online. Forse sono un po’ più presente nella vita sociale del Paese, con delle piccole battaglie che secondo me sono giuste».

I vostri prossimi progetti? Gassmann: «Preparo il mio secondo film da regista, intitolato “Il premio”. È una commedia in viaggio da Roma a Stoccolma su una strana famiglia allargata, tratta da un mio soggetto. Inizieremo le riprese l’8 maggio».

Giallini: «Io ho appena finito con Claudio Santamaria un film molto duro sullo strozzinag­gio, per la regia di Antonio Morabito. E poi avrò una particina nel film di Alessandro, farò un benzinaio mentre loro passano sull’autostrada per Stoccolma» ( ride).

Le vostre fiction «I bastardi di Pizzofalco­ne» e «Rocco Schiavone» avranno una seconda stagione?

Gassmann: «“Pizzofalco­ne” credo di sì. La stanno scrivendo. I risultati sono stati eccezional­i, siamo tutti molto soddisfatt­i».

Giallini: «Non lo so, per ora Manzini sta scrivendo i libri... Ma penso di sì».

Se Lojacono e Schiavone, i vostri personaggi televisivi, si incontrass­ero, che cosa si direbbero?

Gassmann: «Si guarderebb­ero sicurament­e l’un l’altro con sospetto e si chiederebb­ero: “Dov’eri ieri all’ora del delitto?”».

Giallini: «A letto, io sono sempre a letto...».

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