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ERMAL META

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Vita da autore

«La prima mia canzone che ho dato a un altro artista fu “Il colore del cuore» a Jessica Brando nel 2010. Due anni dopo ho lavorato con Francesca Michielin (scrivendo “Un nuovo nome”, ndr) e da lì è nata la mia carriera, per così dire, “parallela” che ha raggiunto il suo primo picco scrivendo tre pezzi con Marco Mengoni per l’album “Pronto a correre”.

Quando do un brano a un altro artista non svelo mai perché l’ho scritto. È giusto che gli interpreti non vengano influenzat­i: devono collegare i miei testi al loro mondo, alla loro vita. Mi è capitato di sentir cantare alcune delle mie canzoni e dire a me stesso: “Non l’hanno proprio capita!”. Altre volte, invece, ne hanno dato un significat­o nuovo, diverso e comunque speciale.

In tutto quello che faccio, anche oggi, non penso al tornaconto economico. Preferisco essere pagato di meno pur di poter lavorare di più. Quando si guadagna meglio? Quando scrivi per un artista importante oppure quando le persone cominciano a venire ai tuoi concerti. Ci si può mantenere facendo l’autore o il cantautore... a me invece piace fare entrambe le cose».

Come nascono le mie canzoni

«In un mese posso scrivere dai 5 ai 12 brani. Poi magari per due mesi non scrivo nulla. Se arriva un’idea, la devo mettere subito giù perché non voglio perderla. Di solito un cantautore tende a cucire dei vestiti adatti a se stesso, io a volte cucio dei vestiti che su di me non stanno bene: canto quella canzone una volta e so già che non potrò più farlo. Altri pezzi invece non li cedo a nessuno, perché li sento solo miei.

In questi anni ho avuto la fortuna di incontrare artisti con i quali ho trovato subito un’intesa artistica fortissima: Emma, Francesco Renga e Marco Mengoni, a cui voglio un sacco di bene anche se non ci vediamo da un anno e mezzo. Tra i tanti incontri, due mi hanno sconvolto: quello con Tiziano Ferro, una persona con un carisma che ti rapisce, ed Elisa, una delle artiste più brave, capaci e umili che conosca e con la quale ho anche duettato nel mio nuovo album».

Sono venuto a vivere a Milano

«Tre anni fa ho deciso di trasferirm­i a Milano per cercare nuove opportunit­à. Avrei potuto rimanere a Bari, dove sono cresciuto, ma qui posso fare tutto in modo più immediato. Purtroppo la Puglia è molto lontana.

Finora Milano è una città che non ho vissuto davvero perché mi divido tra la mia casa, lo studio di registrazi­one e i ristoranti dove si mangia bene, come questo. Non sono mondano, conosco poco la città».

Il successo dopo Sanremo

«Non sapete quanto mi ha reso felice vedermi primo nella Superclass­ifica! Appena è uscito il numero di Sorrisi con la notizia mi ha chiamato Carlo Conti per compliment­arsi. Ancora non ho avuto tempo per rendermi conto davvero di cosa sia successo. Durante il Festival non dormivo di notte per l’ansia o per l’adrenalina, continuavo a fissare il soffitto dicendo a me stesso: “Quanto sono fortunato!”. Sono arrivato alla serata delle cover con un’ora di sonno alle spalle, ho cantato “Amara terra mia” di Modugno e ho vinto. Poi sono arrivati il terzo posto e il Premio della critica. La stanchezza non l’ho mai sentita perché ero lì a fare la cosa più bella del mondo. Durante quei giorni ho addirittur­a scritto una canzone: anche nei momenti più intensi non posso fermare l’istinto.

L’esperienza di Sanremo mi ha fatto capire che quella telecamera ti scruta più di quanto pensi. Quando ti trovi lì davanti devi raccontare la tua verità, altrimenti il pubblico se ne accorge».

E ora si continua a lavorare

«Il mio futuro, nonostante le cose belle che stanno succedendo, non cambierà di una virgola. Quando realizzo un album ne faccio sempre due paralleli, quindi avrei dei dischi già pronti per essere pubblicati. E non vedo l’ora di farvi ascoltare due dei pezzi che ho scritto nell’ultimo periodo.

Continuerò a firmare brani per altri artisti e guarderò il mio cassetto pieno di canzoni che è in continua evoluzione. Dentro quel cassetto ci sono tante cose che parlano di me: sono già pronte per essere cantate, ma io non sono ancora pronto a raccontarl­e a tutti.

Non amo molto parlare della mia vita privata sui giornali, ma quando lo faccio nella musica non mi pongo limiti. Quello che non vi ho raccontato oggi lo trovate nei miei album. Lì, ve lo assicuro, c’è proprio tutto».

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Da sinistra, Fiorella Mannoia (62), Francesco Gabbani
(34) e Meta a Sorrisi poche ore dopo la finale di Sanremo. Sopra, la copertina del disco di Ermal, «Vietato morire».
I TRE FINALISTI Da sinistra, Fiorella Mannoia (62), Francesco Gabbani (34) e Meta a Sorrisi poche ore dopo la finale di Sanremo. Sopra, la copertina del disco di Ermal, «Vietato morire».
 ??  ?? Il nostro Alessandro Alicandri con Ermal Meta al ristorante.
Il nostro Alessandro Alicandri con Ermal Meta al ristorante.

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