Un corpo più grande
Nella foto qui a sinistra mi vedete senza occhiali. Ma in realtà è più il tempo che li indosso di quello in cui ne faccio a meno. Mi servono per leggere (o meglio, senza occhiali non riesco proprio a leggere) e ne ho sparsi tra casa e redazione una decina: per uno distratto come me gli «occhiali da farmacia», che costano pochi euro, sono una delle più grandi invenzioni degli ultimi anni. Ci sono casi in cui gli occhiali non mi bastano e avrei bisogno della lente d’ingrandimento: le istruzioni per costruire mobili, i «bugiardini» delle medicine, le note di certi libri sono misteri per me, tanto varrebbe che fossero scritti con i geroglifici. Da tempo battagliavo con l’art director di Sorrisi sul «corpo» (ovvero la grandezza) dei testi di alcuni articoli, soprattutto di quelli brevi (noi li chiamiamo box), e delle didascalie sotto le fotografie. Ma lui, che si chiama Stefano Carapelli (e che con la sua grande squadra di grafici s’inventa soluzioni che rendono il giornale sempre divertente), faceva finta di non sentire, chissà perché. Ora, con un editto senza possibilità di appello, ho stabilito che da questo numero didascalie e box avranno un «corpo» più grande, così tutto sarà più leggibile. Spero vi faccia piacere, alla faccia dell’art director. Ma mi viene un dubbio: non è che Stefano si opponeva con tanta ostinazione perché magari come secondo lavoro produce lenti d’ingrandimento?