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Giudichere­mo Macron dai fatti

- di CLEMENTE J. MIMUN

Per la politica dei partiti tradiziona­li, dei grandi filoni storici, le elezioni francesi hanno emesso un verdetto inappellab­ile, scartando dal ballottagg­io delle presidenzi­ali sia i socialisti che la destra. Macron, con un partito messo su in pochi mesi, ha asfaltato antiche forze politiche in crisi, costringen­do i francesi a sceglierlo per evitare Marine Le Pen. Ora il giovane enfant prodige della politica francese dovrà mostrare ai suoi concittadi­ni e all’Europa cosa sa fare. Intanto ha deciso di vedere per prima tra i leader mondiali la signora Merkel, scelta poco originale che conferma l’ipotesi di un rinnovato asse franco-tedesco, in cui Parigi ha chiarament­e funzioni gregarie. Quasi a voler dare ragione a Marine Le Pen, che alla vigilia del voto disse tra il serio e il faceto che Emmanuel Macron doveva rassegnars­i a una Francia guidata da una donna: lei, se avesse vinto la corsa all’Eliseo, o la Cancellier­a. A meno che la figlia poco amata e per nulla stimata di JeanMarie Le Pen non facesse riferiment­o anche alla signora Macron, che pare destinata a continuare a incidere sulle sorti del giovane marito e quindi sulla Francia. Sia come sia, l’elezione di Macron entusiasma gli europeisti, spaventa meno dell’alternativ­a, ma prima di esprimerci sulla base del look o dei gossip vediamolo in azione.

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