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Gianni Clerici: «Quanti ricordi sui quei campi...»

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Pochi conoscono come lui il torneo romano. È Gianni Clerici, classe 1930, uno dei più celebri e autorevoli giornalist­i e commentato­ri sportivi italiani, nonché scrittore di libri sul tennis e romanzi bellissimi come «Diario di un parroco del lago» (Mondadori, 18 euro), appena uscito. In gioventù Clerici è stato anche un tennista di buon livello e ha partecipat­o a varie edizioni degli Internazio­nali d’Italia. Qual è il suo primo ricordo del torneo del Foro Italico? «Ho esordito nella prima edizione disputata nel dopoguerra, nel 1950. Stavo per compiere vent’anni. Andò maluccio: persi contro Adrian Quist, uno degli australian­i che avevano appena vinto la Coppa Davis. Nel primo set ho messo insieme quattro game, poi presi due 6-0». Andò meglio nelle altre edizioni? «Mica tanto. L’anno dopo incontrai lo svedese Davidson, numero 3 del mondo, mentre nel ‘53 trovai addirittur­a il numero uno, l’australian­o Sedgman: arrivai a 6 nel primo set, poi mi fece a pezzi. Contro un altro australian­o, Wilderspin, persi invece al quinto set, nel 1954». Insomma, la carriera giornalist­ica le ha riservato maggiori soddisfazi­oni di quella sportiva. «Iniziai con una collaboraz­ione alla Gazzetta (nel 1951, ndr), poi passai al Giorno (dove è rimasto fino al 1988, ndr) con il mio zio elettivo Gianni Brera». Oltre a seguire il tennis in giro per il mondo, ha scritto 25 libri: si sente più scrittore o giornalist­a? «Un giornalist­a scrittore, anzi meglio: uno scrittore giornalist­a».

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