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Vasco Rossi

VASCO ROSSI è pronto per il concerto-evento di Modena con cui ha già battuto un record del mondo Abbiamo incontrato la rockstar in Puglia, dove si allena e fa le prove: «Il 1° luglio sarà una grande festa»

- di Francesco Chignola foto di Pigi Cipelli

La rockstar è pronta per il concerto-evento del 1° luglio a Modena

La spiaggia in cui ci siamo dati appuntamen­to con Vasco Rossi è assolata e quasi deserta. C’è solo una ragazza straniera, legge un libro sotto il sole, ignara che di lì a poco apparirà sul bagnasciug­a la più grande rockstar italiana. Vasco arriva a passo svelto, uscendo dall’ombra di un bosco incontamin­ato. Siamo in Puglia, a pochi passi dall’albergo isolatissi­mo, immerso nel verde, dove Vasco da diversi anni viene a «ricaricare le batterie» in vista dei concerti. «Quando mi sveglio sono sempre molto agitato, forse per i sogni che faccio, o per la real-

tà che mi si butta addosso» ci svela. «Uscire subito e fare una passeggiat­a tra la pineta e la spiaggia mi riappacifi­ca col mondo». E con un sorriso aggiunge: «Ormai conosco i cinghiali della zona uno per uno, li chiamo per nome».

L’impegno che lo attende quest’anno è davvero decisivo: il concerto del 1° luglio a Modena. Un evento con cui ha già battuto un record mondiale (con 220 mila spettatori paganti), nato per festeggiar­e 40 anni vissuti sul palco. O meglio, come ama ribadire lui stesso, «sul fronte del palco». Ed è proprio qui in Puglia che Vasco ha provato con la sua band, ogni pomeriggio, per quasi un mese. «Prima dei concerti ho bisogno di uscire dalla normalità, quella in cui vivo con mio figlio Luca e Laura, la compagna di sempre. Quella in cui sono un marito innamorato, un papà orgoglioso e persino un nonno».

Quando non è impegnato con il gruppo o con gli allenament­i, Vasco in Puglia si tiene occupato con sedute di talassoter­apia, con la sua passione per la filosofia («Ho studiato Kant, Hegel e Heidegger ma ora sono tornato al mio primo amore per la psicologia e ho scoperto Lacan») e per le serie tv («“The Big Bang Theory” mi fa ammazzare dalle risate») e cerca di stare lontano dai telegiorna­li («Mi fanno venire solo delle grandi ansie»).

Tornati dalla camminata, ci sediamo nella sua stanza d’albergo e cominciamo a parlare del concerto di Modena. Che per Vasco è quasi un regalo del fato. «Quando ho iniziato a cantare, a undici anni, il mio maestro stava proprio a Modena: prendevo la corriera e attraversa­vo il parco per andare a lezione» racconta. «Poi cantavo i brani di Morandi o Little Tony in piedi sul tavolo con la famiglia: è nata così la voglia di stare su un palco, anche se io ho un carattere timido, “da Acquario”».

Il 1° luglio, proprio nel Parco Ferrari, si riunirà il popolo di Vasco. Sarà un concerto epocale. Ma perché Modena? L’idea si rifà a «Colpa d’Alfredo», il brano della svolta rock, la canzone-manifesto in cui urlava «Modena Park!» («Intendevo dire che per me quella città era un parco divertimen­ti notturno, era un luna park»). Metti nel pacchetto

VASCO ROSSI

il 40° anniversar­io del primo 45 giri («Jenny/Silvia») e del suo primo concerto, ed ecco che il destino si compie. «È un cerchio che si chiude, ma non vuol mica dire che per me finisca qua» chiarisce Vasco con un sorriso. «Ci tengo a ringraziar­e la città di Modena e i modenesi: per gestire 220 mila persone ci vorrà tanta pazienza. Credo che per una decina d’anni non mi farò vedere in giro» dice ridendo.

Vasco racconta sempre con grande passione i suoi 40 anni di palco. Dai primi tempi, in cui suonare dal vivo era una guerra («Prima ci lanciavano le freccette, poi sono passati alle lattine»), alla svolta della seconda metà degli Anni 80 («Quando ho capito che per fare questo mestiere devi essere lucido, allenato, un profession­ista, altrimenti muori»), fino alla prima volta a San Siro, nel 1990: «Avevo invertito il trend per cui solo gli stranieri potevano riempire gli stadi italiani».

Il numero 40 ritorna spesso: è anche quello delle canzoni scelte per la scaletta. «In realtà sono 39 più due “intro”, ma facciamo conto tondo» dice. Una canzone per anno, in media, scelte da un repertorio di quasi 180. «È stato difficile, ma il lavoro grosso l’ha fatto Guido Elmi, che è al mio fianco da sempre e conosce il mio repertorio quasi meglio di me» spiega. «Di solito mi propone una lista di canzoni, poi ne discutiamo per trovare la “scaletta perfetta”». Senza rinunciare alla liturgia: «Il finale con “Albachiara” ci sarà sempre, anche quando non ci sarò più io». Ma per Vasco questo non è un live come un altro: «È una grande festa in un parco, da vivere tutto il giorno, con le giostre, la mongolfier­a, in attesa che arrivi il concerto. Che durerà il più possibile, di certo più di tre ore. Una volta che lo fai, tanto vale esagerare».

L’idea è quella di raccontare tutta la storia di Vasco in modo quasi cronologic­o: «Dagli Anni 80 della rabbia, agli anni 90 della consapevol­ezza, fino al disincanto, all’amarezza, alla disperazio­ne» racconta, e non trattiene una risata liberatori­a. «C’è sempre ironia, certo, ma è vero che con l’età capisci molte cose, e la serenità della gioventù è ormai lontana. Le mie canzoni sono sempre state lo specchio di quello che vivevo dentro di me, infatti sono passato da “Siamo solo noi” a “Siamo soli”» spiega. «Le canzoni hanno una forza comunicati­va enorme: io grazie alla musica ho scoperto di non essere “strano” come credevo, raccontavo le mie debolezze e trovavo migliaia di persone come me. Dentro siamo più simili di quanto vogliamo sembrare indossando le nostre maschere».

Tra le canzoni che Vasco canterà a Modena c’è anche un debutto. Eppure è un brano che risale al 1978: «Ed il tempo crea eroi». «Non l’ho mai fatta dal vivo perché è molto “da cantautore”. Una notte mi sono svegliato con questa canzone in testa, e il giorno dopo Guido mi ha convinto a portarla a Modena» racconta. «La mia paura era che il pubblico non la conoscesse, soprattutt­o i più giovani,

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19 UN VERO FAN DEL BLASCO Sopra, Paolo Bonolis (56), un grande fan della rockstar. In alto, Vasco sul palco.
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