Un inchino al grande Bolt
Caro direttore, in questa estate torrida e piena di brutte notizie per fortuna a rinfrescarci un po’ l’anima sono arrivati i Mondiali di atletica di Londra. Li ho seguiti giorno per giorno in tv e davvero non sono mancati i momenti emozionanti. Posso proporle il mio personale podio? Al terzo posto, il tuffo a terra e l’esultanza della keniota Faith Kipyegon dopo aver vinto i 1.500. Al secondo, la corsa surreale di Isaac Makwala, il velocista del Botswana: escluso per una malattia, non si è arreso e ha «recuperato» la sua gara alla fine della quarantena, correndo da solo nella pista vuota e riuscendo a qualificarsi per il turno successivo! Ma il primo posto non può che essere per il grande Bolt, per la sua ultima gara e in particolare per un dettaglio: l’inchino con cui il vincitore Gatlin ha voluto rendere omaggio al campione. Devo confessare che mi sono commosso: nel momento inseguito per tutta la vita, un atleta di 35 anni non pensa a celebrare la vittoria, ma a onorare il grande «rivale» che lo ha tante volte battuto. Lo sport riesce sempre a sorprendere... Cara Laura, ha proprio ragione: anch’io mi sono emozionato tanto. E, aggiungo, la televisione ha fatto la sua parte. Soltanto 15 anni fa gli atleti che correvano i 100 metri proiettavano la propria vaga scia sullo schermo del televisore: la tecnica, la fatica e la gioia finale si potevano solo intuire. Oggi tra alta definizione, super replay e telecamere che riprendono l’azione da ogni prospettiva è possibile contare le gocce di sudore sulla fronte degli atleti al traguardo e le loro lacrime di gioia dopo la vittoria. E sì, è tutto più coinvolgente. A riprova che la tv, col tempo, sa anche diventare più bella ed emozionante. (a.v.)
OMAGGIO AL RE
Sopra, l’americano Justin Gatlin (35 anni) si inchina di fronte al giamaicano Usain Bolt ( compirà 31 anni il 21 agosto) dopo averlo battuto nella finale dei 100 metri. In alto, l’atleta del Botswana Isaac Makwala (30) mentre, sotto la pioggia, taglia da solo il traguardo dei 200 metri.