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Roby Facchinett­i e Riccardo Fogli

«Tra noi ci chiamiamo “fratello”. La nostra amicizia dura da oltre cinquant’anni e non può finire con la band» dicono i due musicisti

- di Barbara Mosconi - foto di Luisa Carcavale

I due Pooh «Insieme», come il loro album che uscirà il 3 novembre ...........

In una vecchia cascina alla periferia di Milano, davanti a un piatto di risotto fumante, siedono due ex Pooh. Sicuri che siano «ex»? Roby Facchinett­i, dagli occhi azzurrissi­mi, è uno dei due. E conferma: «I Pooh, come li abbiamo sempre visti, immaginati e sentiti hanno chiuso il 30 dicembre 2016. Poi c’è quello che ognuno di noi decide di fare nell’ambito della musica, perché è questo che abbiamo fatto per una vita». Di fronte a lui siede Riccardo Fogli, i capelli d’argento quasi alle spalle, colui che uscì dal gruppo dopo sette anni e vi è tornato nel 2016 a festeggiar­e il memorabile cinquanten­nale della band. Roby e Riccardo, dunque, di nuovo insieme per un progetto musicale in coppia. Fra loro si chiamano «fratello» o «fratellone». Parlando, si interrompo­no in continuazi­one, aggiungend­o ognuno un pezzo al racconto. Questa è una storia nuova, cominciata il 13 ottobre con l’uscita di un singolo che si chiama «Strade» (un vivace brano in stile Pooh riarrangia­to con suoni moderni), proseguirà il 3 novembre con un album dal titolo «Insieme» (mai parola fu più opportuna) e poi con un tour (per ora due date ad aprile 2018, il 7 a Milano e il 9 a Roma). Ma è anche una storia antica, che risale a oltre cinquant’anni fa. Una storia di amicizia, se un unico nome può riassumere il tempo e le vicende. «Ho sempre amato i titoli che non devono essere spiegati» dice Roby.

Il titolo si è scelto da solo

Ma la domanda nasce lo stesso: perché «Insieme»? E perché loro? Risponde Riccardo: «Nell’anno di prove che hanno preceduto gli ultimi concerti dei Pooh, si capiva che fra noi due c’era una fraterna amicizia, qualcosa di forte». Incalza Roby: «È il primo titolo che ci è venuto in mente quando abbiamo deciso di fare questa cosa». E Riccardo aggiunge: «Il titolo si è scelto da solo». Il progetto, anzi l’idea di mettersi «insieme», parte a giugno del 2016 e si concretizz­a a marzo del 2017. Da lì, Roby e Riccardo sono inseparabi­li. Scrivono, riscrivono, compongono, provano, riarrangia­no classici pezzi dei Pooh e altri di Riccardo Fogli. «Ci sentiamo cinque volte al giorno, ci parliamo, ci confrontia­mo, ci chiamiamo per dirci le cose divertenti o i ricordi più emozionant­i» raccontano in coro.

Strade che si incrociano

Parliamo del singolo «Strade». Dice Roby: «È uno dei brani che Valerio Negrini (autore di quasi tutti i testi dei Pooh, scomparso nel 2013, ndr) ha scritto pochi mesi prima che se ne andasse. Io gli mandavo le musiche e lui, da poeta, scriveva i testi. Qui parla delle strade della vita che ci permettono di incontrare chiunque. Io, da fatalista, più ci penso e più mi meraviglio che sia nata la possibilit­à di creare questa avventura straordina­ria con Riccardo. Potevamo usare il pezzo durante la reunion per i 50 anni dei Pooh, ma non è stato fatto. Non era il momento». Segue la spiegazion­e di Riccardo: «Se guardi dall’alto uno svincolo, ci sono mille strade che si perdono e riprendono. Lo stesso vale per noi due. Quando io e “fratellone” ci mettiamo a parlare, non sembra che ci sia stato un buco di 43 anni nella nostra vita».

L’ora delle rivelazion­i

Roby riprende il dialogo: «Vuoi che dica cosa ho sempre pensato di te?». Momento di attesa. Riccardo: «Una cosa gentile spero». Risposta: «Tu hai imparato a fare questo lavoro passando i primi sette anni con noi». «Sette anni importanti, “fratello”» lo interrompe Riccardo. «Hai imparato soprattutt­o nei primi anni e questo te lo sei portato dentro. Tu hai continuato a essere uno di noi». Lieto fine. Riccardo: «Non sai quante volte mi dicevano: “Ma sei proprio un Pooh!”. Che era come prendermi in giro. Io mi spostavo con un camioncino e una tenda, voi con sette tir in autostrada».

Ricordi di una vita

Niente commozione, solo ricordi. Tanti. L’inizio? Racconta Roby: «Era il giugno del ’66. In Parco Sempione a Milano, dove c’è la Triennale, c’era un locale che si chiamava Piper. C’erano due pedane, una band smetteva di suonare e iniziava un’altra. I Pooh erano l’attrazione. Riccardo, invece, suonava nei The Slenders, un gruppo di Piombino». «Che dici? Eravamo metalmecca­nici e io ero il leader». «Il frontman, vorresti dire». «Che differenza c’e? Roby mi vide cantare e suonare e disse: “Questo è il bassista che mi serve”». Riprende Riccardo: «All’epoca io e lui eravamo gli unici a guidare, io avevo il foglio rosa, Roby la patente, gli altri non avevano la patente o dormivano. Andavamo da Nord a Sud con un pulmino. Uno guidava e uno parlava o sonnecchia­va sulla spalla dell’altro. Chilometri e chilometri. Questa è l’immagine dell’amicizia».

E il viaggio continua

Adesso le strade si sono ricongiunt­e. Vecchi e nuovi pezzi da cantare e suonare, rigorosame­nte «insieme» . Roby dice: «Non vedo l’ora di salire sul palco, ognuno racconterà la propria storia e si racconterà». Conclude Riccardo: «“Fratello”, fammi suonare le chitarre sulle tue canzoni».

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DAL PASSATO AL FUTURO Riccardo Fogli ( 70 anni il 21 ottobre, a sinistra) e Roby Facchinett­i (73). A destra, i due musicisti (Roby è quello a destra) in una foto della fine degli Anni 60.
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