Addio ad Aldo Biscardi
L’uomo che inventò il calcio parlato ......
A «ndre’ mi raccomando, vai giù duro, facciamo un po’ di polemica sugl’arbitri». Impossibile dimenticare la volta che fui ospite de «Il processo di Biscardi». Quella sera, nella consueta grande
pièce a sfondo sportivo allestita da Aldo, non ebbi difficoltà ad assecondarlo: il mio Palermo aveva perso a Brescia (allora entrambe le squadre giocavano in A) a causa di un rigore inesistente. O almeno così appariva ai miei occhi di tifoso.
Era difficile non subire il fascino di Biscardi. Lo guardavo da ragazzo, quando a condurre «Il processo» era Enrico Ameri e lui interveniva dalla regia. Poi, diventato giornalista anch’io, lo avevo intervistato varie volte alle conferenze stampa di presentazione dell’ennesima «Eggezzionale sdaggione» del «Processo». Eppure era strano lo stesso mangiare insieme una pizza da asporto prima di andare in onda.
Che lo si amasse o lo si detestasse, lo si sfottesse o lo si ammirasse, era impossibile non riconoscere l’unicità di Aldo Biscardi. Lui, nato nella carta stampata, dove era stato responsabile delle pagine sportive di «Paese Sera», del giornalismo sportivo in tv aveva inventato tutto o quasi. All’intervista aveva sostituito il «dibbattito», al faccia a faccia le tavolate di ospiti, all’obiettività la passionalità. Aveva trasformato in personaggi i giornalisti della carta stampata di cui nessuno conosceva il volto: Maurizio Mosca, Domenico Morace, Ivan Zazzaroni, Gianpaolo Ormezzano, Gianfranco Giubilo, Oliviero Beha. Così com’era stato anche il primo a dare una faccia ai famigerati procuratori sportivi: Caliendo, Pasqualin, D’Amico, Pastorello aprirono la strada ai tanti colleghi che oggi affollano tutti i salotti. Con Biscardi il commento diventò chiacchiera, discussione, perfino rissa e se le cose si mettevano male a riportare l’ordine ci pensava lui con una frase entrata nel linguaggio comune: «Per favore, non parlate tutti insieme, massimo due alla volta, che a casa non si capisce». Chissà poi, se questa frase l’ha pronunciata davvero. Sull’implacabile
YouTube non ve ne è traccia, ma che importa? Nelle sue gaffe, vere o presunte, Aldo Biscardi ci ha sguazzato felice. Che fossero «sgub», o «polemiche che fioccano come nespole», poco importa. Per lui lo sport era spettacolo e lo spettacolo deve prima di tutto divertire. Una cosa, però, gli dava fastidio: che gli dessero dello sgrammaticato. In realtà aveva solo un fortissimo accento molisano. Aldo era una persona colta, con una laurea in Giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli, e già dieci anni prima di diventare personaggio televisivo, nel 1973, aveva scritto una storia del giornalismo sportivo che aveva vinto il Premio Bancarella ed era stata adottata come testo della Scuola di giornalismo dell’Università di Urbino. Il suo orgoglio, però, era «Il Papa dal volto umano», la sua intervista del 1979 a papa Giovanni Paolo II con prefazione di Giovanni Spadolini, edita da Rizzoli.
Della sua creatura, «Il processo», in occasione del 25° anniversario mi aveva detto orgoglioso: «Sto facendo una ricerca più approfondita, ma mi sento già in grado di dire, quasi con sicurezza, che mai nessuna trasmissione in Italia, e forse nel mondo, va avanti (o è andata avanti) per 25 an-
ni di fila. Credo che neanche David Letterman, né Costanzo, perché lui ha cambiato nome e formule nel tempo. Il mio è sempre rimasto “Il processo”».
Da lui sono passati tutti, compresi Presidenti della Repubblica (Pertini) e presidenti del Consiglio (Andreotti e Berlusconi), ma anche intellettuali come Zeffirelli e Squitieri. E naturalmente campioni, tanti campioni, compresi i più grandi di sempre: Pelè e Maradona.
Al «Processo» è stato affiancato da diverse «vallette». Tutte rigorosamente «mute». Molte di loro oggi sono famose, altre completamente dimenticate. Lo spazio loro concesso era l’annuncio della pubblicità, ma quando arrivava il momento Aldo lo scandiva insieme alla bella di turno dettandoglielo: «E ora... pu-bbli-ci-tà». Le soprannominarono «biscardine». Tra loro ricordiamo Paola Perissi, Vanna Brosio, Michela Rocco di Torrepadula, Alessandra Canale, Ambra Orfei, Sara Ventura, Jennifer Rodriguez, Debora Salvalaggio, Mara Cocchini, Jessica Bellinghieri.
Aldo Biscardi è morto a 86 anni al Policlinico Gemelli di Roma, dove era ricoverato da alcune settimane. Se n’è andato di domenica Aldo Biscardi, quando si giocano le partite. Anzi, si dovrebbero giocare, perché a lui il «calcio spezzatino» non piaceva. Il funerale, invece, si è svolto di lunedì, il suo giorno. Il sito del «Corriere della Sera» lo ha trasmesso in diretta: come si fa con i Papi e i capi di Stato.