TV Sorrisi e Canzoni

La casa del terrore

- av@mondadori.it

L’articolo di Stefania Zizzari a pagina 40 sui trent’anni di «Indietro tutta!», il mitico programma di Renzo Arbore, mi riporta a quando, trent’anni fa, da poco arrivato a Milano, abitavo (da solo) in un sottotetto di una vecchia casa di ringhiera, dove ho vissuto momenti di cui oggi parlo serenament­e, ma che allora... mamma mia che paura! Per esempio, mi preoccupav­a molto il dondolìo continuo del pavimento. Ma un amico architetto mi aveva rassicurat­o dicendo che «doveva» dondolare: era un segno di elasticità e stabilità. Infatti si dimostrò così elastico che una sera, mentre guardavo Arbore in tivù (non ne perdevo una puntata), una parte di esso precipitò al piano di sotto: dal buco vidi tre volti poco amichevoli che mi fissavano (poco amichevoli è dir poco, i calcinacci non li avevano feriti, ma loro, direi giustament­e, volevano ferire me). Vabbè, acqua passata. A proposito: quella stamberga ebbe anche una perdita d’acqua che provocò un’altra crisi tra me e quelli di sotto, perché il loro lampadario, immerso nella «mia» bolla gigante di umidità, gli esplose in testa! Oggi vivo in una casa col pavimento solido, i vicini non mi temono e il sentimento è reciproco. Ma allora l’unico antidoto al terrore di una nuova «sorpresa» della casa erano le risate scacciapen­sieri e la geniale comicità di «Indietro tutta!». Quando finì, fu come se mi crollasse il mondo (o se volete, un pavimento) addosso.

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