TV Sorrisi e Canzoni

Emergenza brodini

- av@mondadori.it di Aldo Vitali

Inizio questo articolo con una rischiosa affermazio­ne: quest’anno non ho avuto l’influenza. Ho visto cadere attorno a me parenti, amici e colleghi. Ho letto cifre apocalitti­che sui giornali: febbri a 40°, momentanee guarigioni e terribili ricadute. Io, niente. Giusto un po’ di tosse e di raffreddor­e. Ma sempre in piedi. Sono un’eccezione, almeno secondo l’istruttivo pezzo di Giusy Cascio a pagina 38, dove il dottor Spada, del programma «Tutta salute» di Raitre, dispensa ottimi consigli (dei quali non ho alcun bisogno). Mezza Italia a letto, comodini invasi da medicine e fazzoletti di carta stropiccia­ti, figli a casa a cui è concesso, in nome della malattia, di passare tutto il tempo che vogliono davanti alla tv. Però non ci sono solo vantaggi per noi non-influenzat­i: infatti tocca ai sani accudire i malati. Sembra che chi ha l’influenza abbia bisogno di tutto. E i medici come il dottor Spada son lì a spalleggia­rli: oltre alle medicine, ordinano ai malati di bere tè e spremute d’arancia, di nutrirsi con brodini e pappette, di cambiare continuame­nte le lenzuola. Tutte cose che dobbiamo fare noi sani, senza un grazie e anzi con una litania continua di lamentele e di «beato te». Per salvarmi, l’altra sera ho finto di provarmi la febbre e dopo essermi tolto il termometro ho annunciato con aria mesta e voce roca: «Ho 39 e mezzo». Ma a casa mia non ci sono cascati: «Quel termometro non funziona da dieci anni... Preparami la tisana, va’».

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