di Enzo Caffarelli L’Italia è un Paese colorato di... Rosa!
È stato nel XX secolo il terzo nome femminile più diffuso in Italia, dopo Maria e Anna. Lo hanno portato 565.000 persone, cui vanno aggiunte 32 mila tra Rosy (come Rosy Abate, il personaggio interpretato su Canale 5 da Giulia Michelini, ndr) e Rosi, i diminutivi Rosina e Rosella e migliaia di composti, tra i quali i più fortunati sono Rosangela, Rosabianca, Rosamarina e Rosalba.
Un nome amato soprattutto al Sud
Rosa è rimasto ai vertici della graduatoria nazionale grossomodo dal 1920 al 1965 (anno record il 1948), iniziando poi la parabola discendente; ma, pur non essendo più di moda negli ultimi decenni, resiste tra le nuove nate soprattutto per ricordare nonne, zie e altre figure familiari. La diffusione caratterizza il nome come nettamente meridionale; ben oltre la metà delle donne così chiamate sono campane, pugliesi e siciliane; relativamente raro risulta in Liguria, Sardegna e nell’Italia centrale. Si tratta di un nome già latino, ispirato alla bellezza e alla delicatezza del fiore, con intenti augurali e affettivi. È presente nel Medioevo, quando la sua fortuna fu favorita da un poema popolarissimo, il «Roman de la Rose».
Santa in Perù, quasi a Viterbo
Le sante più famose con questo nome sono Rosa da Lima, terziaria domenicana, prima santa del Nuovo Mondo, patrona d’America e delle Filippine (il vero nome era Isabella, ma fu detta Rosa per la bellezza straordinaria del suo volto) e Rosa da Viterbo: viene festeggiata nella città laziale con una famosa processione in cui la sua statua viene trasportata su una gigantesca macchina. Ma non non è mai stata canonizzata ufficialmente.