Remo Girone
È il cattivo di «Furore 2» su Canale 5
Quando è in scena ha sempre un’ombra sinistra nello sguardo e un timbro oscuro nella voce. Ma fuori dal set Remo Girone è tutt’altro che cupo, come sono invece tanti suoi personaggi: dal Tano Cariddi de «La piovra» che lo ha reso popolarissimo, fino a Osvaldo Calligaris della seconda stagione di «Furore», in onda da domenica 18 febbraio su Canale 5. L’attore non si vedeva in televisione dal 2012, quando in due fiction a tema religioso si era calato nei panni di Ponzio Pilato e di papa Pacelli, Pio XII. Le fa piacere tornare in tv dopo qualche anno? «Molto. Sono contento, perché “Furore” è una fiction importante. Ambientata in Liguria negli Anni 60, racconta i pregiudizi con cui venivano accolti i meridionali in cerca di lavoro. Ma gli emigrati di allora, magari, oggi sono razzisti nei confronti dei migranti. La storia non va dimenticata, perché si ripete». Che ruolo ha nella serie? «Perfido come piace a me. Più cattivo di così non mi avete mai visto. Il personaggio di Osvaldo è un ex podestà fascista, antisemita, razzista, con un passato misterioso. Molto ricco e avido di potere, è il proprietario dei migliori alberghi del paesino di Lido ligure, ma gli hotel non gli bastano mai. Diciamo che sono il “motore” della trama, dove ne succedono di
tutti i colori: passioni, amori contrastati, intrighi». Perché preferisce interpretare i cattivi?
«Perché mi piace sottolineare l’aggressività: i buoni non sono mai aggressivi, danno meno soddisfazione. I cattivi invece permettono di sfruttare tutte le possibilità della recitazione. Anche se a volte, lo confesso, mi hanno tolto il sonno. Da giovane in teatro ero depresso e non dormivo per gli incubi. Andavo in analisi e li raccontavo alla mia psicanalista. All’epoca mi turbava mettere in scena certi abissi dell’animo umano. Poi ci si abitua. Capisci che ci vuole coraggio per scavare dentro di sé e tirare fuori il peggio. Ma, se è fatto bene, il risultato è magnifico».