I libri da leggere, i «nomi» di Enzo Caffarelli e Viaggio nella storia di Alberto Angela
Gli stranieri immigrati in Italia crescono, come quelli che acquisiranno la nazionalità italiana. Così prima o poi troveremo familiari cognomi come Warnakulasuriya, più o meno come Marcoz in Valle d’Aosta, Mayer in Alto Adige o Suligoi in Venezia Giulia.
Adesso anche noi parliamo arabo
Scopriamo per prima cosa il significato di un grappolo di cognomi (tutti anche nomi) arabi: Akter vale «stella, buona fortuna», Ali «alto, sublime», Amin «onesto, veritiero, fedele». Habib significa «caro, amato», Haque «vero, verità», Hossain «buono, bello», Islam «pace», Kabir «splendido, magnifico», Karim «nobile, generoso», Khalil «cuore amico». Per finire, Mustafa sta per «scelto, puro», Omar per «prosperoso, fiorente», Rahman per «benigno, misericordioso» e Salem per «perfetto».
Un Paese ricco di nomi esotici
Tra i cognomi originari dello Sri Lanka, il più diffuso è, appunto, Warnakulasuriya: è composto da suriya significa «solare» e identifica una stirpe nobile, mentre le prime due sillabe ricordano Varuna, dio del mare nell’antica mitologia indiana. Del resto in Italia la presenza di nomi stranieri non è una novità. Risale ad alcuni secoli fa l’arrivo di cognomi spagnoli ormai familiari come Perez, Martinez, Lopez e Rodriguez. Lo stesso vale per cognomi albanesi come Gramsci, Cuccia, Scutari e Tanassi. A questi si aggiungono i cognomi francoprovenzali della Valle d’Aosta, i provenzali di alcune valli piemontesi, i tedeschi dell’Alto Adige (e del Trentino) e anche gli slavi della Venezia Giulia.