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AL BANO: «NON VOGLIO IMITATORI»

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Al Bano, perché ha accettato di fare questo programma? «Mi sembrava nuovo e interessan­te per la mia carriera. Lo hanno fatto Raffaella Carrà, Roby Facchinett­i, Riccardo Cocciante. Si sono pure divertiti, perché non io?». Sulla poltrona del giudice che sensazione si prova? «È un gioco, è come quando a Disneyland ti siedi su quelle poltrone che girano... La differenza è che devi stare attento all’uso che ne fai, sei costretto a ferire qualche anima». Per scegliere un cantante ci vuole più orecchio o più cuore? «Devono andare di pari passo. Se c’è chi ti trasmette qualcosa, nel cuore succede un piccolo subbuglio. L’orecchio non basta». Quali voci cerca? «Voci che assomiglin­o a loro stesse, che non ricordino le altre. Non c’è peggior cosa di quando arriva un “imitatore”». Come convincerà un cantante a venire nella sua squadra? «In base alla sua sensibilit­à. Per fortuna noi coach rappresent­iamo quattro mondi musicali diversissi­mi». Proviamo: «Vieni da me perché...» «Perché ho un bel po’ di esperienza alle spalle, potremo fare qualcosa di bello». Il «no» più doloroso che lei ha ricevuto? «L’eliminazio­ne dell’anno scorso a Sanremo non è stata piacevole. Però devi saper accettare anche la sconfitta». Tra una registrazi­one e l’altra cosa fa? «Vado a casa, sto con mia madre, preparo il mio tour di sei date in Germania. Non sto mai fermo. Più lavoro, meglio mi sento».

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AL BANO (74)

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