Simone, dono del cielo (con il naso schiacciato)
Simone è d’origine ebraica e vede l’incontro e la sovrapposizione di due differenti tradizioni onomastiche, che hanno portato alle forme assai simili di Simeone e Simone. Nel primo caso si tratta di una voce ebraica (Shime’on) probabilmente derivata dal verbo «shama» (ascoltare) e pertanto il nome significa «ha ascoltato», dove il soggetto sottinteso è Dio, che avrebbe ascoltato ed esaudito il desiderio dei genitori di avere un figlio. Va ricordato che nel mondo ebraico la discendenza era sempre considerata un dono di Dio e un valore sociale fondamentale. Simeone figura nell’Antico e nel Nuovo Testamento.
La versione femminile era rarissima
Per influsso della lingua greca, e anche di quella latina, si è formato poi il nome Simone, forse per un incrocio con l’antico soprannome e poi nome greco Símon (da «símos» che vuol dire «dal naso camuso, schiacciato»): questa forma è anche quella presente nei Vangeli per indicare il vero nome del futuro San Pietro e di un altro apostolo di Gesù. Nel Medioevo Simone è stato molto diffuso, ma quasi sempre al maschile. Infatti era rarissimo che venisse scelto un nome femminile se ci si riferiva a un santo di sesso maschile (e viceversa).
È tornato di moda negli Anni 50
Poi sono seguiti secoli di scarso successo, ma nella seconda metà del ̒900 Simone è tornato popolare: in quel periodo si sono contati 180 mila bimbi chiamati così, e altri 70 mila nel XXI secolo. Oggi risulta ancora tra i 25 nomi più diffusi con più di 2 mila nuovi nati l’anno. Meno di 1.400 sono invece i Simeone.