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La tragica morte di Davide Astori e la scelta del Coni

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Caro direttore, come tutti gli italiani sono molto addolorato per la scomparsa di Davide Astori, il capitano della Fiorentina morto nel sonno nella sua camera d’albergo alla vigilia della partita contro l’Udinese. Sono un appassiona­to di calcio e considerav­o Astori un’eccezione in un mondo di superstar e di campioni che talvolta pensano più all’ingaggio che alla bandiera.

Massimo Carli

La scomparsa di Davide Astori è stata uno shock per tutti. E se penso alla compagna e alla figlia di due anni mi viene un groppo alla gola. So però di andare controcorr­ente se dico che non sono stato d’accordo con la decisione del Presidente del Coni Giovanni Malagò di sospendere tutte le partite di Serie A e Serie B. Rinviare Udinese-Fiorentina era sacrosanto e magari anche la partita del Cagliari, squadra in cui ha lasciato un grande ricordo. Ma le altre? Per me il modo migliore di onorarlo era giocare. Non perché «lo show deve andare avanti», che è una sciocchezz­a. Ma perché Astori era un lavoratore (certo, privilegia­to) e quando muore un operaio non si ferma tutta l’industria italiana. Questa decisione non ha inoltre tenuto conto delle decine di migliaia di appassiona­ti che si erano sobbarcati lunghe e costose trasferte per sostenere le loro squadre. D’altra parte capisco che non sia facile decidere a caldo, travolti dall’emozione e col cuore gonfio di tristezza. (a.v.)

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