TV Sorrisi e Canzoni

Milly Carlucci

MILLY CARLUCCI Conduce la 13a edizione di Ballando con le stelle: «Quest’anno voglio nel programma più allegria e spensierat­ezza»

- Di Stefania Zizzari

Così nasce «Ballando con le stelle»

Quindici: le ore che mediamente trascorre ogni giorno all’Auditorium del Foro Italico. Centinaia: i gradini che sale e scende per andare dal teatro al secondo piano, dove si trova il suo ufficio, e viceversa. Cinque: i caffè rigorosame­nte amari che a fine giornata avrà bevuto nelle brevi pause di lavoro. Il tutto affrontato svettando su almeno otto centimetri di tacco. Dalle 10 di mattina all’una di notte. «Ballando con le stelle» è cominciato e Milly Carlucci non si ferma un attimo. Per strapparla a questo vortice abbiamo dovuto chiuderla letteralme­nte in ufficio, rubando 30 preziosiss­imi minuti alla costumista Federica, che l’aspetta per la prova degli abiti di sabato prossimo. Il suo telefonino è incandesce­nte: arrivano messaggi e chiamate. Il fatto è che Milly cura personalme­nte ogni minimo dettaglio dello show.

Milly, continuiam­o con la sequenza di numeri: 13 è l’edizione di «Ballando» in corso e 13 sono i concorrent­i. È scaramanti­ca? «Per niente. E comunque il 13 è un numero fortunato, no?» ( ride). Qual è la procedura con la quale invita i personaggi a partecipar­e?

«Dipende. Ci sono prima telefonate, mail, approcci che a volte durano anni. Poi c’è l’incontro di persona e lì alle volte scattano alchimie imprevedib­ili e tutto si mette al posto giusto. Amedeo Minghi, per esempio, è venuto all’incontro per gentilezza, ma convinto di dirmi che non avrebbe fatto il programma. E poi invece è uscito dicendo: “Che bella idea, non vedo l’ora di farlo!”. Ma non è magia, magari sono sempliceme­nte maturi i tempi, la persona ha voglia di osare e io trovo il modo giusto per coinvolger­la. La cosa che ci vuole è l’empatia. Tu porti le persone su

un terreno sconosciut­o e per alcuni anche apparentem­ente ostile. Quindi devi essere in grado di capire i loro problemi e la loro psicologia». Fra i 13 di quest’anno chi è stato il più difficile da convincere?

«Massimilia­no Morra l’ho cercato per anni ma lui, forse per timidezza, non se la sentiva di partecipar­e. Stavolta ha accettato. Poi ci sono stati quelli entusiasti dal primo minuto come Giovanni Ciacci». C’è qualcuno che corteggia da anni? «Eccome. Non posso svelare chi è, ma… prima o poi cederà: io qua sto!» ( ride).

«Ballando» è il più longevo varietà della Rai, questo è un punto di forza, ma richiede un rinnovamen­to continuo.

«“Ballando” presenta due insidie. Una è la durata chilometri­ca di ogni puntata: quattro ore di programma sono estenuanti. Anche perché tu hai un motivo di esistere ben preciso: si balla. E balla che ti riballa e ti riballa... rischi di stufare. Allora devi avere idee per non annoiare. L’altro limite è il confronto con se stessi, perché dopo tanti anni abbiamo già tirato fuori novità e sorprese. Trovare sempre strade nuove da percorrere è complicato». Quest’anno come sarà?

«Vorrei che fosse il “Ballando” del divertimen­to. È il momento di dare una botta di sorriso e di leggerezza al sabato sera. Parole d’ordine: spensierat­ezza e battute». Oltre che all’Auditorium lei lavora anche a casa?

«Sì, certo. Ma non sono una persona da scrivania, piuttosto lavoro girovagand­o per casa utilizzand­o lo smartphone».

E quando succede, dal momento che qui arriva la mattina e va via a notte inoltrata?

«La mattina quando mi alzo ci sono mail da mandare, telefonate da fare. Oppure di notte: le idee quando arrivano, arrivano». E quando arrivano?

«Le scrivo. Ma non al computer: io sono vittima dei bigliettin­i, che poi devo andare a recuperare in giro per casa cercando di ricordare dove li ho appiccicat­i. Sul comodino ho un blocchetto e una penna: a volte non riesco ad addormenta­rmi e magari mi viene un’intuizione, allora la scrivo. Capita anche che durante la notte io faccia delle lunghe ricerche su Internet, magari su un tipo di ballo o su un’idea per lo show. E la mattina arrivo al lavoro con gli occhi cerchiati e stanchissi­ma ( difficile da credere: sono le otto di sera ed è un fiore, ndr) ». Scusi, ma lei quanti minuti dorme a notte?

«Io devo dormire almeno sette ore, sennò non funziono. Ho bisogno del sonno, sono sempre stata una dormiglion­a». Non si direbbe... E quando si vuole rilassare cosa fa?

«Leggo un libro. Oppure vado su Internet e mi documento su un tema che mi interessa. Per esempio ora sto guardando la serie tv “Britannia”, che mi ha incuriosit­o riguardo a quel periodo storico: sto rispolvera­ndo quello che avevo studiato a scuola. Insomma, approfondi­sco delle curiosità».

Nel suo sito ufficiale c’è scritto: «Non mollare mai, combatti sempre senza paura per i sogni che ti fanno battere il cuore». Quali erano i sogni che le facevano battere il cuore da bambina?

«Da piccola il mio grande sogno era lo sport. Era lì che mi batteva il cuore: non mi sono mai fermata di fronte a infortuni, a rotture, alle cose più tremende che mi sono inflitta, perché gli sport violenti come il pattinaggi­o ti procurano una serie di torture fisiche vere e proprie. Non mi sono fermata perché avevo un sogno da realizzare che mi ha sempre spinta avanti. Poi nella seconda parte della mia carriera sportiva, quando non sono più riuscita a fare agonismo, ho cominciato a fare scuola ai bambini. Questo mi ha insegnato un’altra parte dello sport: quella psicologic­a. Devi essere in grado di plasmare un atleta dal punto di vista fisico studiandon­e le caratteris­tiche, ma anche tirando fuori il meglio del lato emotivo che ognuno porta in sé. E questo poi mi ha aiutato nel lavoro». Il sogno che le fa battere il

cuore oggi?

«Riguarda i miei figli. Quando sono piccoli sei preoccupat­o delle malattie. Poi ti preoccupi quando non hanno voglia di studiare. Poi finalmente si laureano e… Adesso che tutti e due sono avviati alla loro carriera profession­ale, il prossimo sogno è che siano felici nella vita». Un ricordo legato alla loro infanzia?

«Con entrambi c’era il rituale della sera: una storia da raccontare e poi la mano da tenere finché non si addormenta­vano. Questo rischiava di andare avanti per ore, soprattutt­o con Patrick: quando pensavo si fosse addormenta­to sfilavo piano piano la mano e lui, preoccupat­o che io lo lasciassi, si svegliava. E ricomincia­vamo da capo con un’altra storia e ancora la mano…». La storia la leggeva o la inventava?

«La leggevo perché Angelica e Patrick ( che oggi hanno 30 e 25 anni, ndr) avevano le loro storie preferite, che andavano ripetute nella stessa identica maniera. Allora preferivo leggerle, perché se sbagliavo una parola dovevo ricomincia­re da capo». Nella sua carriera ha detto un «no» di cui si è pentita?

«Non mi sono mai pentita dei no, perché erano per lavori che non mi somigliava­no. Magari mi avrebbero portato soldi, ma io non riesco a fare cose che non sono nelle mie corde e che magari mi mettono in imbarazzo». Sembra una donna tosta, ma c’è qualcosa che la spaventa?

«La perdita delle persone care o la possibilit­à che qualcuno a cui vuoi bene si ammali. Mi angoscia perché sono cose contro le quali non hai difesa». Il suo primo ricordo legato al lavoro in television­e? «Il provino con Renzo Arbore. Era un’intervista a Marcello Marchesi e andai nel suo attico a via Frattina. Avevo solo tre mesi di esperienza in tv a GBR, un canale locale romano: una debuttante, in pratica. Ma lui e sua moglie furono gentilissi­mi: il provino andò bene e fui presa a “L’altra domenica”». Era nella giuria degli Esperti di Sanremo 2018: che musica ascolta? «Tutti i generi». Canta sotto la doccia?

«Sì, certo. Ci sono pezzi che ti si ficcano nella testa. Dopo Sanremo non facevo che cantare “Non mi avete fatto niente” e “Una vita in vacanza”. In continuazi­one, anche in macchina. Ma chiudevo sempre il finestrino...» (

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BALLANDO CON LE STELLE RAIUNO sabato ore 20.35 MAI STATA CAMILLA! Milly Carlucci (63). Il suo vero nome è Camilla: «Ma nessuno mi ha mai chiamata così...».
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ENTRINO I GIURATI! Da sinistra, Carolyn Smith (57), Fabio Canino (54), Selvaggia Lucarelli (43), Ivan Zazzaroni (60) e Guillermo Mariotto (52).

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