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Alberto Angela

ALBERTO ANGELA va alla scoperta dei luoghi dei Promessi sposi

- di Paolo Fiorelli - foto di Pigi Cipelli

Siamo saliti con il conduttore di «Ulisse» in cima al Duomo di Milano

Avviso a chi va a scuola (e a chi c’è andato, 10 o 50 anni fa): sta per arrivare un modo tutto nuovo di studiare «I promessi sposi». E cioè una puntata speciale di «Ulisse» in cui Alberto Angela ripercorre­rà i luoghi raccontati nel romanzo. Noi lo abbiamo raggiunto in cima al Duomo di Milano, che Alessandro Manzoni chiamava «l’ottava meraviglia», e che è stato invaso dalla troupe del programma per due giorni di fervide riprese (vedi le pagine seguenti).

Alberto, ma perché « I promessi sposi » sono così importanti?

«Dal punto di vista letterario sono un capolavoro. Ma c’è di più: ci insegnano la storia con l’arte del racconto. Proprio come tentiamo di fare a “Ulisse”».

Sia sincero: a scuola che rapporto aveva col libro? È tra quelli che lo amavano o che lo odiavano?

«Ho avuto la fortuna di incontrare un docente, il professor Maggi, che mi ha subito dato il “codice d’accesso” giusto. “I veri protagonis­ti del romanzo non sono Renzo e Lucia” diceva “ma la Storia”. Lo credo anch’io: l’opera è come un grande affresco che ci fa scoprire il Seicento, un secolo ricco di luci e ombre. Penso anche che, per capirla del tutto, bisogna essere adulti: per cui la nostra puntata sarà anche un invito a riprendere il libro in mano e a rileggerlo. Dopo Milano gireremo altre parti a Lecco e poi alla rocca di Somasca, il “castello dell’Innominato”».

Personaggi più amati?

«Tanti, non saprei scegliere. Invece posso dirvi chi ho odiato di più: l’Azzeccagar­bugli. Il simbolo di tutti gli “intrallazz­oni”».

Questa, in onda il 7 aprile, sarà la prima puntata della nuova stagione di «Ulisse», preceduta da due repliche. E poi?

«Ci occuperemo dell’Inghilterr­a elisabetti­ana, dei tesori sconosciut­i dell’antica Roma, degli abissi marini e dei limiti dell’uomo. Li abbiamo già raggiunti? E come si fa ad affrontare situazioni estreme?».

Interessan­te. Perché non ci parla dei limiti raggiunti da Alberto Angela? Il servizio più pericoloso, per esempio?

«Quello sui leoni, in Kenya. Ne avevo uno a tre metri da me, ma mi sentivo relativame­nte tranquillo perché ero in macchina e so che i leoni non entrano in luoghi chiusi. Il problema è che l’operatore continuava a dirmi: “Sporgiti che non ti vedo bene!”. Stessa cosa quando mi sono affacciato sul vuoto dal 60° piano di un grattaciel­o di Chicago. Il cameraman lo fa sempre!» (possiamo confermarl­o, perché succederà lo stesso quando Alberto si arrampiche­rà sull’impalcatur­a più alta del Duomo, pochi metri sotto la “Madonnina”, ndr).

In quei momenti cosa pensa?

«Il mio cervello si divide in due. Una parte pensa a sopravvive­re. L’altra a leggere bene il testo della puntata».

Il servizio più difficile?

«Passare in pochi giorni dai 55 gradi del deserto australian­o ai -70 del Polo Sud ha messo a dura prova tutta la troupe».

Ma nessuno si ribella? O sviene?

«No, perché in tanti anni la “selezione naturale” ha creato un gruppo di persone affiatate e, soprattutt­o, resistenti. Se hai gli attacchi di panico o le vertigini o altri problemini non puoi lavorare a “Ulisse”».

Questa domanda è difficile: il servizio più noioso.

«Eravamo in India per filmare le meraviglie del Rajasthan e siamo rimasti bloccati giorni interi in attesa dei permessi. Chi si lamenta della nostra burocrazia non conosce quella indiana».

È arrivato alla 18a edizione. Ha mai pensato di cambiare nome in Ulisse Angela e non pensarci più?

«Lei scherza, ma è già successo. Uno dei momenti più belli di questa avventura l’ho vissuto a Napoli. Stavamo facendo un sopralluog­o con la troupe quando un bambinetto mi ha visto e, tutto contento, si è messo a indicarmi agli amici. E intanto gridava: “Isso è Ulisse! Isso è Ulisse!” ( si esibisce in un buon accento napoletano, ndr) ».

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 ??  ?? Alberto Angela ripassa i testi della puntata col regista: «Non si tratta di semplici commenti alle immagini, ma di un vero racconto, scritto con cura».
Alberto Angela ripassa i testi della puntata col regista: «Non si tratta di semplici commenti alle immagini, ma di un vero racconto, scritto con cura».
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Superata la zona aperta al pubblico ed entrati in quella che ospita i lavori di restauro, tutti i membri della troupe devono indossare il casco di sicurezza.
 ??  ?? Da sinistra, Alberto Angela, il regista Gabriele Cipollitti e l’autore Aldo Piro cercano il punto ideale per una ripresa.
Da sinistra, Alberto Angela, il regista Gabriele Cipollitti e l’autore Aldo Piro cercano il punto ideale per una ripresa.
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