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Valerio Staffelli

VALERIO STAFFELLI Lo storico inviato di Striscia la notizia svela a Sorrisi i segreti messi a punto in oltre vent’anni di «consegne»

- di Barbara Mosconi - foto di Massimo Sestini

È l’uomo che consegna i Tapiri

«Non temo le lunghe attese: per Celentano rimasi appostato dieci giorni. L’attapirato deve sempre restare a bocca aperta»

Valerio Staffelli si aggira fra le palazzine degli studi Mediaset a Cologno Monzese col suo quasi metro e novanta di altezza e la divisa d’ordinanza: giaccone scuro, pantaloni scuri, scarpe comode. Scattante e atletico, il suo motto è: «Sono un uomo che vive di adrenalina». Quest’oggi non ha ancora un Tapiro fra le mani, ma negli ultimi 21 anni ne ha consegnati ben 1.183. Un numero esagerato.

Profession­e: «tapiroforo». Un termine coniato apposta per lei.

«Meno male!».

In che senso?

«Quando ai miei figli chiedevano: “Cosa fanno i tuoi genitori?”, loro rispondeva­no: “La mamma fa la casalinga, il papà consegna Tapiri”. Sembrava lavorassi in uno zoo».

L’ultima consegna?

«A Barbara d’Urso: le hanno proibito di parlare del caso “canna-gate”

(i naufraghi che hanno fumato marijuana, ndr) a “L’isola dei famosi”».

Reazione?

«Ha ammiccato, ma chiarament­e era “attapirata”. Il Tapiro è un animale carino, ma le domande danno fastidio».

Come si arriva all’«attapirato»?

«Chiunque può avere l’idea di “attapirare” qualcuno: gli spettatori, io, mia figlia, gli autori. Riferisco ad Antonio Ricci, che è il mio ammiraglio, e lui decide. Io sono il consegnato­re».

E Staffelli parte in missione.

«Noi siamo operativi 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, pronti a partire anche nel cuore della notte. Carichiamo in macchina le valigie già pronte e andiamo».

Qual è l’attrezzatu­ra di base del «tapiroforo»?

«Un “caricatore” con 4 Tapiri, farmaci, cerotti, barrette energetich­e, acqua, telecamere, microcamer­e, binocoli, visori notturni, un minidrone con telecamera. E un “pappagallo” per quando sono appostato e non posso andare in bagno».

Si sente più un detective alla Sherlock Holmes o un agente segreto tipo 007?

«Siamo dei segugi. Il tapiro ha un muso lungo e un naso con la capacità olfattiva di seguire le tracce ( vedere qui a destra, ndr). Ma anche il “tapiroforo”, ammetto, ha un naso non indifferen­te!».

A parte l’olfatto, quali sono le «armi» del segugio?

«Abbiamo una banca dati costruita con 21 anni di lavoro: quando vediamo e incontriam­o i personaggi cerchiamo di capire dove abitano, dove lavorano, che spostament­i fanno, dove sono stati visti l’ultima volta e scrutiamo i loro social».

La prima regola di ogni consegna?

«Non dare nell’occhio, amalgamars­i

all’ambiente dove l’attapirato potrebbe trovarsi. Ed essere pronti a lunghe attese».

L’appostamen­to più lungo?

«Dieci giorni fuori dalla villa di Adriano Celentano, faceva un freddo pazzesco, dopo tre giorni noleggiamm­o un camper e lo mascheramm­o coprendolo di dischi. Poi finalmente uscì di casa».

Lei come si mantiene in forma?

«Faccio tanto sport, vado in bicicletta, scio, nuoto: a volte le persone scappano e devo essere preparato a partire all’improv- viso e acciuffarl­i di corsa. Mi alleno in moto su pista. Tiro a volo e golf li faccio per la capacità di concentraz­ione».

Quanti anni ci sono voluti per mettere a punto la tecnica della consegna perfetta?

«Questo meccanismo funziona in maniera eccellente da una decina d’anni. Le prime consegne sono servite ad accumulare esperienza, mezzi e tecniche. Infatti dopo il primo anno decisi di muovermi in moto. Ora il servizio lo trasmettia­mo direttamen­te dalla telecamera».

Chi è l’«attapirato» perfetto?

«Fiorello. E anche Belen».

Infatti hanno il record di

Tapiri: 25 lui, 25 lei.

«Io mi diverto, loro si divertono, andiamo a braccio. È una cuccagna».

I più suscettibi­li?

«Quelli che hanno combinato il fattaccio e non vorrebbero incontrare neanche l’ultimo giornalist­a del mondo a far domande. Invece trovano Staffelli e “Striscia”. Sono i più gustosi».

La riuscita della consegna è direttamen­te proporzion­ale allo stupore che suscita?

«La persona deve restare a bocca aperta. Luciano Moggi, sceso da un aereo a Milano, era in transito per la Calabria. Io stavo nell’area imbarchi. Mi disse: “Come hai fatto a sapere che ero qui?”. Intelligen­ce e attesa».

Il Tapiro scatena più sorrisi, lacrime o ira?

«Dipende dal soggetto, alcuni si divertono, altri stanno zitti, come il banchiere Enrico Cuccia, e altri ancora, come l’ex Governator­e della Banca d’Italia Antonio Fazio, dicono alle guardie del corpo: “Dategli un po’ di botte, così si leva di torno”».

Mai avuto paura?

«Non fai in tempo ad averla. Io arrivo da buontempon­e, per scherzare. La paura ce l’hai se ti schiaccian­o il piede sotto la macchina, ti danno un calcio, ti tirano un pugno. Quando provi il dolore, lì hai una stilla di paura».

Dopo la consegna del Tapiro va a festeggiar­e?

«Macchè, ho un buio totale, l’adrenalina cade, guardo il mio staff e chiedo: “Ho detto tutto?”. Sono come sotto shock. Solo dopo mi torna in mente ogni cosa».

Chi manca al suo carnet del Tapiro dei sogni?

«Donald Trump, con quel ciuffo, quello spessore e quell’ironia... Quanto sarebbe bello attapirarl­o!».

Le piace essere ricordato come il «primo tapiroforo della tv»?

«Anni fa fermai Silvio Berlusconi in piazza Montecitor­io. La gente urlava il mio nome e lui disse: “Staffelli, si goda la piazza!”. Io e il Tapiro siamo una coppia inossidabi­le. Firmerei per consegnare Tapiri per il resto della vita. Ma chi lo sa?».

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 ??  ?? PRONTI, VIA! Valerio Staffelli (54 anni) con la figlia Rebecca
(19) che gestisce i suoi social e fa parte dell’équipe dell’inviato.
PRONTI, VIA! Valerio Staffelli (54 anni) con la figlia Rebecca (19) che gestisce i suoi social e fa parte dell’équipe dell’inviato.

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