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Lucio Battisti

Da Balla Linda a Per una lira, da 29 settembre a Non è Francesca: ecco la storia del disco da cui è nata una leggenda

- di Andrea Di Quarto

Come nacque il suo primo album

Un punto d’arrivo. Questo rappresent­ava il primo album per un artista negli Anni 60. Se si era dimostrato capace di vendere dischi con una serie di singoli, le case discografi­che li raccogliev­ano in un LP, come venivano chiamati allora gli album. Lucio Battisti non fece eccezione. Il suo primo, omonimo album uscì il 5 marzo del 1969, a poco più di un mese dalla sua unica partecipaz­ione al Festival di Sanremo con la canzone «Un’avventura». Il disco, ora in edicola con Sorrisi (vedere box), conteneva 12 brani, alcuni precedente­mente ceduti ad altri, come «29 settembre» e «Nel cuore, nell’anima» incisi nel 1967 dall’Equipe 84. E canzoni già cantate da lui sui 45 giri, come «Per una lira» del 1966, «Balla Linda», uscita nel 1968, e «Un’avventura» del 1969.

«Pur essendo stato fino a quel momento soprattutt­o un autore per altri artisti, Lucio era molto geloso delle sue canzoni» ricorda Maurizio Vandelli, cantante, chitarrist­a e leader dell’Equipe 84. «La versione di “29 settembre” finita sul disco di Lucio è leggerment­e diversa da quella che avevamo inciso noi e che era stata il suo primo grande successo come autore. Lucio recuperò l’arrangiame­nto originale, che noi avevamo cambiato. Deduco che il nostro non gli fosse piaciuto tanto! D’altronde lui non si sprecava in compliment­i. Ricordo che solo una volta mi disse: “A’ Maurì, ho imparato a cantare da te!”. Non ebbi il tempo di riprenderm­i dalla sorpresa che subito aggiunse: “Ma ho corretto tutti i tuoi errori...”. Aveva un carattere difficile, ma a me piaceva lavorare con lui. È una delle persone con cui mi sono divertito di più. Battuta sempre pronta, intelligen­tissimo. Ti fregava il caffè e non pagava mai. Ridevamo tanto. “Balla Linda”, per esempio, era un nostro continuo motivo di scherzi un po’ da caserma: dal momento che “balla” in milanese significa “palla”, chiamavamo scherzando tra

noi il brano in modi un po’ più coloriti...».

Aneddoti che contraddic­ono l’immagine cupa e seriosa che di Battisti è stata tramandata. «Ma no, soprattutt­o agli inizi era simpaticis­simo» ricorda Vince Tempera, uno dei maggiori tastierist­i e arrangiato­ri italiani, che sull’album d’esordio suona in «Un’avventura». «Insieme scherzavam­o fino a tarda notte in un ristorante alla periferia di Milano. Noi lo prendevamo in giro per la sua “vocina”. All’epoca era sconosciut­o e non aveva un grande ascendente sui musicisti. Pur rispettoso, in studio non scherzava: era un perfezioni­sta. Aveva in mente un’idea precisa di come doveva suonare il brano e te lo faceva rifare fino a quando non era perfetto. Ti sfiniva». Continua il maestro Tempera: «Quel pezzo, “Un’avventura”, l’ho visto nascere: Battisti si presentò con un provino che voleva far sentire a Wilson Pickett (che sarebbe poi stato suo partner a Sanremo, ndr) e ne incidemmo una versione diversa, meno rhythm and blues. Ma dopo che Pickett fece il proprio arrangiame­nto, Lucio volle rifarla allo stesso modo». A dirigere l’orchestra in diversi brani, tra cui «Un’avventura» e «Non è Francesca», c’era il maestro Gian Piero Reverberi. «Quella per me era pura routine, perché il primo album di un artista era una sorta di compilatio­n» racconta Reverberi, che oggi vive in Svizzera. «Non si passava molto tempo insieme, ci si ritrovava, s’incideva il brano in programma e si andava a casa. Io mi considerav­o un artigiano che fa mobili e poi non si cura di dove vanno a finire. Quel brano lo diressi anche a Sanremo, ma francament­e non mi resi conto che stava nascendo un mito della musica leggera».

Ricorda ancora Tempera: «Mi divertivo molto a suonare quelle canzoni. Sentivo che erano qualcosa di diverso. Tutto allora era molto ruspante, non c’erano i grandi studi di oggi. La casa discografi­ca Ricordi usava come sala di registrazi­one il teatro di un oratorio, dove i preti facevano il cineforum. Durante la settimana si montava il palco, si suonava e si registrava. Nel weekend si sbaraccava tutto per permettere di proiettare i film per i ragazzi. E dovevi incidere in fretta, perché alle sette di sera l’ingegnere del suono, un tecnico in camice bianco, spegneva tutto e andava a casa a mangiare».

«Io mi aspetto sempre che un giorno o l’altro squilli il telefono e sia Lucio» conclude Vandelli. «D’altronde era fatto così. Quando nell’89 pubblicai “29 settembre 89” con le mie vecchie canzoni riarrangia­te e ricantate, squillò il telefono ed era Lucio. Non lo sentivo da anni. Disse: “A’ Maurì, questo è quello che intendo io per rivisitazi­one”. Attaccò e sparì di nuovo».

 ??  ?? (XX) NOME COGNOME 1943-1998) LUCIO BATTISTI ( VINCE TEMPERA (71 ANNI) ACQUA AZZURRA... Lucio Battisti nel 1969. Nato a Poggio Bustone (RI), aveva cominciato la carriera come chitarrist­a. Amava dipingere e disegnò le copertine di alcuni suoi album.
(XX) NOME COGNOME 1943-1998) LUCIO BATTISTI ( VINCE TEMPERA (71 ANNI) ACQUA AZZURRA... Lucio Battisti nel 1969. Nato a Poggio Bustone (RI), aveva cominciato la carriera come chitarrist­a. Amava dipingere e disegnò le copertine di alcuni suoi album.
 ??  ?? GIAN PIERO REVERBERI (78 ANNI) MAURIZIO VANDELLI (73 ANNI)
GIAN PIERO REVERBERI (78 ANNI) MAURIZIO VANDELLI (73 ANNI)

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