Pio e Amedeo
Lontani dal video sono proprio diversi da quelli di «Emigratis»
Si presentano in bermuda e ciabatte, canottiere sgargianti e felpe maculate, parlando un misto di italiano e foggiano stretto, infarcito di parolacce e doppi sensi. E poi urlano, masticano a bocca aperta, scroccano soldi e approfittano dell’ingenuità delle persone. Tutta questa esibizione di maleducazione a opera di Pio e Amedeo avviene in «Emigratis» su Italia 1, dove raccoglie un bel gruzzolo di ascolti (2,3 milioni di spettatori e il 10,53% di share in media nelle prime tre puntate). La prima domanda sorge spontanea. Siete davvero così maleducati come apparite in tv?
PIO: «No!!! Quello che facciamo in tv è la proiezione di quello che faremmo se avessimo bevuto tre vodka-tonic, dobbiamo forzare la mano. Solo denunciando la maleducazione facciamo passare un messaggio educativo».
AMEDEO: «Nella vita normale siamo educatissimi. In tv siamo delle maschere, in questo modo esorcizziamo la maleducazione che c’è in giro». La prima regola della buona educazione è...
PIO: «Il rispetto. Rispettare tutto e tutti. Cosa che noi non facciamo. Anzi in “Emigratis” prendiamo i lati nascosti, le debolezze delle nostre vittime e cerchiamo di esaltarli».
AMEDEO: «Il rispetto umano per ogni interlocutore che hai di fronte, senza distinzione, che sia il capo di Stato o il bidello della scuola». La maleducazione che vi dà più fastidio?
PIO: «La cattiveria gratuita mi dà molto fastidio».
AMEDEO: «Quando una persona ti chiama al telefono, tu non rispondi perché sei impegnato e quella ti richiama continuamente». Le parolacce le usate anche fuori dallo schermo?
PIO: «Sì, il nostro linguaggio è questo, anche se in tv c’è un’esaltazione. Comunque il pugliese, dopo Lino Banfi, è ormai uno slang, una cosa detta da noi in pugliese non è poi così volgare».
AMEDEO: «Non spesso, però la parolaccia fa parte della società. Noi cerchiamo di parlare come quelli che guardano la tv. Se non parli come loro, i giovani non ti stanno neanche a sentire». Da bambini i genitori vi sgridavano perché...
PIO: «Fortunatamente sono l’ultimo di quattro figli e quindi ero un po’ la mascotte, mi coccolavano, mi facevano fare l’imitazione di Michael Jackson e pure del prete».
AMEDEO: «Per tutto, ma non tantissimo. Io ero il maggiore di due figli, poi sono nati due gemelli e sono diventato più libero. I miei genitori ci hanno dato un’educazione permissiva, eravamo una famiglia comunista». Voto in condotta a scuola? PIO: «Un sei politico, ma
non ero selvaggio, ero libero. L’ultimo anno mi fecero fare il rappresentante d’istituto, a scuola ero benvoluto, mi sono diplomato ragioniere con 84/100. Io studiavo!». AMEDEO: «Fino alla terza media ero tra i più bravi della classe, poi al liceo scientifico l’ho buttata sul carisma, ma in condotta ero bravo, mi facevo volere bene dai prof».
La marachella peggiore che avete fatto?
PIO: «Il professore di economia andava matto per la pesca, con un amico gli proponemmo di andare a pescare insieme, gli demmo appuntamento alle sei di mattina davanti a scuola e non ci presentammo. Mi venne a chiamare in classe e mi fece una sfuriata, poi mi mise sei in pagella». AMEDEO: «Ho avuto un paio di sospensioni per due goliardate. La prima volta avevo telefonato dicendo che c’era una bomba a scuola usando il telefono della segreteria, mi hanno scoperto subito. La seconda, avevo organizzato un pranzo al sacco quando avevano deciso di farci uscire da scuola un’ora più tardi».
Con le ragazze l’approccio era sbruffone come in tv?
PIO: «Se una ragazza usciva con uno di noi era finita. Il giorno dopo dicevi alla comitiva: “Non potete capire che è successo...”».
AMEDEO: «Macché. Ero timidissimo, mi sono sbloccato all’università. In “Emigratis” sto facendo tutto quello che non ho mai fatto prima».
Alla fine chi è più educato fra voi due?
PIO: «Dipende. Amedeo è più accomodante, non dice di “no” per non deluderti. Per me, invece, il “grazie” è una parola fondamentale, se non me lo dici, hai chiuso».
AMEDEO: «Forse Pio: ha i modi più gentili, ha anche dei lineamenti che lo ingentiliscono. A me il fisico non aiuta». ■