In questo film ho scoperto chi è davvero mio marito
PENÉLOPE CRUZ recita con Javier Bardem in Escobar e rivela...
Una vera coppia diabolica: questo sono Penélope Cruz e Javier Bardem in «Escobar Il fascino del male». Ma nella vita reale? Visto che i due coniugi-star tengono tantissimo al film (che hanno prodotto e presentato anche al festival di Venezia), approfittiamo dell’occasione per saperne di più. E per chiedere alla protagonista cosa succede quando il divo a cui devi contendere i riflettori è anche la tua «dolce metà».
Penélope, Javier cavallerescamente dice che la vera protagonista è lei, perché «su Escobar sono stati fatti molti film, ma solo questo lo racconta visto da Virginia, la sua amantegiornalista-scrittrice». È vero?
«Sì, il film nasce da un libro di Virginia Vallejo, “Amando Pablo, odiando Escobar”. Una lettura da brivido...».
Non deve essere facile interpretare la donna del più grande narcotrafficante di tutti i tempi.
«No. È un personaggio davvero incredibile. Lei dice che allora non sapeva che lui fosse un trafficante di droga. E che non ha ottenuto niente da quella relazione: solo paura e guai. Non dimentichiamo che quando lo ha conosciuto, per una intervista, lei era già una famosa giornalista televisiva». Lavorare con Javier è più bello che con un altro attore?
«In un certo senso è più facile, perché ci intendiamo con uno sguardo. Ma da un altro punto di vista può essere più “pericoloso”. C’è una scena in cui lui uccide un uomo nel suo carcere-reggia e lei ha una crisi... Io e Javier cerchiamo sempre di “non portare a casa i personaggi”, ma quella scena mi è rimasta addosso per settimane. In questo, lavorare con Javier mi ha aiutato. Più mi sento tranquilla e protetta nella vita reale, più posso immergermi in personaggi estremi e poi uscirne... senza perdere la testa!». È diverso Javier sul set e a casa? «Sul set ho capito cose nuove di lui. Quando reciti scopri molto di chi
ti sta accanto, anche se è una persona che conosci da 25 anni. Per esempio, ho scoperto il coraggio con cui affronta le difficoltà. È stato davvero difficile fare il film, ha inseguito il progetto per 10 anni». Una coppia diabolica...
«Lei diceva: “So che mi ama perché spende tanti soldi per portarmi da lui con un aereo privato”. Lui non sapeva neppure parlare e lei era la sua maestra».
E nella realtà, Javier è stato il suo maestro? L’ha conosciuto giovanissima sul set di «Prosciutto prosciutto» e lui era più grande e già affermato.
«Mica tanto! Tra noi ci sono solo cinque anni di differenza e io ho cominciato a recitare a 16 anni. Allora il cinema era la cosa più importante della mia vita: oggi lo sono i miei bambini. Ricordo che ho subito capito che Javier sarebbe diventato un grande. Era scritto nel suo carattere». In Italia siete tornati anche per presentare il film al festival di Venezia.
«È stato molto romantico, perché ci eravamo già stati quando eravamo ancora dei “pischelli”. Ricordo che cercavamo i divi e dicevamo cose come: “Guarda... quello lì è proprio Jack Lemmon!”».
E ora invece siete entrambi premi Oscar. A proposito, le statuette le tenete insieme? «Sì, si fanno la guardia a vicenda ( ride) ». Come mai lavora spesso in Italia?
«Con l’Italia ho sempre avuto un rapporto speciale, consolidato quando ho girato “Non ti muovere” con Sergio Castellitto. Fu una scelta coraggiosa: fare un film da protagonista in una lingua che non è la mia... Ricordo ancora quando leggevamo insieme il romanzo di sua moglie Margaret Mazzantini. Ma non è solo questo». E cosa allora?
«Voi avete valori molto simili a quelli con cui sono cresciuta. La famiglia, i ritmi, il gusto di assaporare la vita. A Hollywood, che pure è un posto affascinante, mi sento più “straniera”. Invece quando vengo a Roma mi sento di casa. L’unico problema è che sono “drogata” di pasta. È il mio cibo preferito e quando vengo qui non posso fare a meno di mangiarla».