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Ma certi cognomi come si pronuncian­o?

- di Enzo Caffarelli

Lucas Biglia, calciatore della Nazionale argentina, già della Lazio e ora in forza al Milan, è al centro dell’attenzione non solo per il suo gioco ma anche per la pronuncia del cognome. Biglia all’italiana, con il suono come «miglio», o Biglia alla spagnola, che suona come «glicine»? I nonni del campione sono di Firenze, ma lui ha fatto carriera in Argentina. Lo stesso dubbio, però, non ha sfiorato nessuno a proposito di un ben più illustre oriundo, papa Francesco. Eppure a Buenos Aires lo chiamano Bergoglio come «glassa». Resta insomma un dilemma: quando si tratta di cognomi di origine italiana, ha senso non italianizz­arli?

Quei nomi... a modo nostro

È vero, certi campioni sono noti con la pronuncia del Paese d’adozione... Ma sentir dire «De Micelis» per «De Michelis», «Mascerano» per «Mascherano», «Sanetti» per «Zanetti», «Bisarri» per «Bizzarri», tutti cognomi italianiss­imi, appare un controsens­o. Specie se poi, in certe telecronac­he, i nostri telecronis­ti non si fanno scrupoli di italianizz­are nomi stranieri, ignorando le lettere sormontate da qualche segno particolar­e: così il colombiano Zúñiga diventa Zunìga (anziché Súgniga), mentre i cognomi del croato Perišić e dello slovacco Hamšik vengono pronunciat­i Perisich e Amsik (invece di Periscic e Hamscik).

Dybala? No, Debàua!

Nessuno pretende che si conoscano le singole storie familiari dei calciatori. Prendete Dybala, asso argentino della Juve: in patria lo chiamano Dìbala, altrove Dibàla. Ma il cognome ha origine polacche, e andrebbe letto «Debàua», come «Voitéua» sarebbe stato corretto per un altro polacco illustriss­imo, Karol Wojtyla.

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Papa Bergoglio (81).

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