Insalata per tutti
Sul cibo ho talmente tante «fisime» (così si chiamano in Toscana le fissazioni) che esco a cena raramente e ancor più raramente vado a cena da amici (il ristorante, con la possibilità di scegliere tra tanti piatti, mi dà più sicurezza e mi evita imbarazzi coi padroni di casa). L’altra sera siamo andati in una decina di persone in una bella trattoria, quelle dove male che vada trovo salumi, pastasciutta e bistecchina ai ferri. Il menu offriva in realtà un sacco di alternative, diciamo che pur così «difficile» avrei potuto ordinare l’80% dei piatti. Quando è arrivato il cameriere ed è cominciato il solito rito (per solito rito intendo ordinare un piatto, cambiare idea, poi tornare sulla prima scelta: i camerieri sono dei santi), le donne al tavolo hanno detto, quasi in coro: «Io “intanto” prendo un’insalata». Ho pensato: e queste hanno il coraggio di criticare me quando ordino la pasta al pomodoro? Quella dell’insalata è una vera mania, soprattutto femminile: ho il sospetto che a casa mia veniamo riforniti da camion che, mentre io sono al lavoro, scaricano tonnellate di lattuga e soncino. La mia famiglia è campione del mondo di insalata. E io non la mangio mai! Però se nelle case dei lettori di Sorrisi funziona come da me, l’articolo di Barbara Mosconi a pagina 44 sarà il più letto di questo numero.