La POSTA dei lettori
Gli artisti dimenticati col rosso in banca ...
Caro direttore, nello scorso numero di Sorrisi ho letto due articoli molto belli che, pur diversi, arrivavano allo stesso punto: nemmeno la vita degli artisti dello spettacolo è esente da problemi economici. Mi riferisco al ricordo di Isabella Biagini e all’intervista a Nino Formicola, vincitore dell’«Isola dei famosi», che prima di parlare con la giornalista di Sorrisi è andato a pagare le bollette perché gli avevano staccato il telefono...
Annalisa Soldati, Oristano
I due articoli (entrambi della nostra brava Giusy Cascio) raccontano l’altra faccia dello spettacolo. Sono molti gli artisti, anche famosi, che specialmente dopo una certa età devono fare i conti... con i conti da pagare. Per questo non mi piace la retorica del «con tutto quello che guadagnano». Certo, le star sono pagate molto bene, fuori dai parametri normali. Ma spesso meritano i soldi che prendono, secondo me, perché sono la conseguenza dei loro talenti unici e della loro capacità di farci sognare e divertire. Altrimenti perché pagheremmo per andare al cinema o a un concerto? La vita della gente di spettacolo che non è in primo piano in tv o al cinema non è invece tutta rose e fiori. E anche coloro che vivono un periodo di grande fama sono esposti sia alla loro creatività, che può esaurirsi, sia ai nostri gusti di spettatori capricciosi, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Infatti una grandissima artista come Isabella Biagini, per anni nella Serie A della tv, è morta senza un soldo, poverina. (a.v.)
I CONCORRENTI DEL GF Mio caro direttore, cos’è successo? Su Sorrisi non si fa parola sui concorrenti del «Grande Fratello», nessuna foto dei partecipanti, vita e miracoli, nessun accenno alle prime puntate, tranne l’intervista a Malgioglio. Avete litigato con Mediaset? O con Barbara d’Urso?
Franco Maina
Non abbiamo litigato con nessuno, caro e simpatico Franco (ho tagliato la sua lettera per motivi di spazio e la ringrazio per i suoi complimenti). Meno che mai con Barbara d’Urso, a cui abbiamo dedicato la copertina in anteprima, quando ancora nemmeno lei aveva scelto i concorrenti. Non ha trovato le schede dei «ragaaazziii» perché il numero successivo di Sorrisi è andato in edicola dopo la seconda puntata e a quel punto abbiamo pensato che Barbara aveva già presentato più volte gli inquilini della Casa. Certo, col senno di poi, avremmo dovuto
pubblicare lo stesso le schede, perché alcuni di loro per me sono indistinguibili. A parte Lucia Bramieri, di cui parliamo a pagina 28 (ma più che altro parliamo del suo inimitabile e indimenticabile suocero Gino Bramieri).
NON TUTTI SONO BULLI Caro direttore, nel suo editoriale di Sorrisi n. 12 ha raccontato l’atmosfera cupa del suo liceo di Lucca e ha terminato scrivendo: «Le cose sono decisamente migliorate». Ora alla luce dei recenti fatti avvenuti proprio in una scuola di Lucca, le vorrei chiedere: dove vede il miglioramento? Lo nota solo lei...
Tano V.
Caro Tano, ha ragione (in parte): se vediamo alcuni casi come quello di Lucca, con gli studenti che umiliano i professori; o come altri in cui alcuni ragazzi bullizzano i compagni di scuola, beh, è chiaro che le cose NON sono decisamente migliorate. Io
parlavo però del rapporto tra insegnanti e studenti in generale. Prendendo spunto dalla mia esperienza come prof (sia alle scuole medie che alle superiori) e come genitore, trovo che oggi tra le due parti ci sia più dialogo e più rispetto reciproco. Poi, certo, ci sono i delinquenti, che forse ai miei tempi non c’erano o non erano così sfrontati. Non c’erano nemmeno i social, a cui dobbiamo molte cose belle ma che è evidente quanto possano essere pericolosi se maneggiati da chi è malato di protagonismo come gli studenti bulli di cui abbiamo parlato. I quali, non a caso, per prima cosa hanno pensato bene di rendere note le loro azioni odiose proprio attraverso Internet.
RIPASSARE LE ETÀ Buonasera carissimo Aldo. Tutto bene? Le volevo dire che dopo quasi 25 anni che leggo Sorrisi ho deciso di provare a mettere a frutto tutte le belle informazioni di spettacolo e quant’altro si
leggono su questa bella rivista. In che modo? Beh, mi sono iscritto con mio figlio alle selezioni del brillante gioco «Guess my age» condotto da Enrico Papi su Tv8. Presto parteciperemo al casting e speriamo di essere ammessi al gioco.
Massimo Bosco
Qui facciamo tutti il tifo per lei e per suo figlio, caro Massimo. Ci faccia sapere com’è andato il casting. E si alleni fino all’ultimo girando per strada e chiedendo le età ai passanti (dopo avergliene attribuita una mentalmente). Certo, c’è il rischio di prendersi qualche schiaffone...
UN LIETO FINE COME SI DEVE Gentile direttore, ora che è finita l’11a stagione, mi voglio complimentare sinceramente con gli autori di «Don Matteo», perché penso che non si potesse concludere in modo migliore, compresa la speranza che il
piccolo Cosimo alla fine si salvi, perché nella vita è necessario avere sempre la speranza che ci accada qualcosa di buono.
Salvatore Maini
Io la penso come lei, sia su questa stagione di Don Matteo (sigla a parte, io avrei tenuto quella storica), sia sulla necessità di avere un lieto fine. Non solo in questa fiction, ma in tutte le fiction e in tutti i film. Esagero? Può darsi, ma senza il lieto fine a me rimane sempre un po’ di tristezza nell’anima.
IL RISCHIO DEI FIGLI D’ARTE Direttore! Ora Michelle Hunziker fa lavorare pure sua figlia! Tanti ragazzi studiano col sogno di lavorare in tv, ma si vedono solo parenti di persone dello spettacolo già note...
Cololui59
Rispetto la sua opinione, caro lettore, ma non sono d’accordo. Non solo sul caso Hunziker (sua figlia Aurora, tra l’altro, ha già dimostrato di avere della stoffa quando lavorava a Sky, lontana anni luce dalla mamma), ma in generale. A parte il fatto che di figli d’arte in televisione ne vedo
pochini, nessuno si scandalizza se un panettiere tramanda il lavoro al figlio, così come fa un avvocato, un commerciante, un giardiniere, eccetera. E può succedere che nelle professioni più comuni se anche il figlio non è all’altezza del padre riesce comunque a sfangarsela (e nessuno gliene fa una colpa). Nello spettacolo no: i figli d’arte hanno certamente qualche aiuto all’inizio, ma se non sono bravi finiscono rapidamente nel dimenticatoio. Di esempi ce ne sono mille. Senza contare che tanti figli d’arte hanno superato i genitori in bravura e fama. Direi che questa storia dell’Aurora raccomandata è solo una cattiveria, o un luogo comune (oltretutto anche dal papà Eros ha preso qualcosa di importante: un grande talento per la musica, infatti suona e canta benissimo). Nel mio piccolo, vorrei rassicurare il mondo dell’editoria e quello dei lettori: mia figlia non vuole assolutamente fare la giornalista. La mia... «arte» rimarrà senza eredi.
FABRIZIO UN MESE DOPO Caro direttore, trovo giustissimo che la «Partita del cuore» quest’anno sia dedicata a Fabrizio Frizzi. Ormai è passato un mese dalla sua scomparsa ma ancora non mi sono rassegnata al fatto che non ci sia più. Vorrei che nessuno lo dimenticasse mai.
Giada Corbellini, Roma
Fabrizio è sempre stato uno dei protagonisti di quella partita. Giusto dedicargli l’edizione di quest’anno. Ha ragione, Giada, un mese è passato ma il dolore no. La piccola consolazione è che non si muore mai finché si vive nel ricordo della gente.