Il rapimento Moro «rivissuto» su Raiuno ...
Caro direttore, dopo avere visto su Raiuno «55 giorni. L’Italia senza Moro» con la lettura di Luca Zingaretti (un attore che adoro) volevo fare i miei complimenti alla Rai per questo eccezionale programma. Sono rimasta colpita da questo struggente ricordo dei 55 giorni della prigionia di Aldo Moro e dell’Italia di quegli anni, di cui serbo immagini nebulose, sebbene ricordi bene l’angoscia dei miei genitori. E che dire dell’ultima lettera di Moro alla moglie, con quella frase finale, «Luca no, al funerale»… Ho avuto i brividi e confesso di essermi commossa.
Laura Carugo
Ero all’università in quel periodo. Ricordo il clima cupo nelle aule, dove (si è saputo dopo) si annidavano anche alcuni fiancheggiatori dei terroristi. Faceva paura tutto, si aspettavano le lettere di Moro e si ascoltavano i politici che in tv assicuravano che si stava facendo il possibile per liberarlo e forse non era proprio così (anche questo si è saputo dopo). Non sono stati solo 55 giorni neri, cara Laura, ma un tremendo periodo nero durato anni. Rivivere quei giorni seguendo il bellissimo programma di Raiuno è stato per me molto coinvolgente. Il piccolo Luca era per Moro molto più di un nipotino adorato. Era la sua speranza di futuro. Un futuro al quale giorno dopo giorno Moro capì di non avere più diritto per colpa di un manipolo di codardi assassini, che lo ammazzarono dopo una lunga tortura psicologica (e dopo aver fatto strage della sua scorta), senza altro motivo che non fosse la loro esaltata presunzione di onnipotenza. (a.v.)
SUI FIGLI (D’ARTE E NON SOLO) Caro direttore, non salto un numero di Sorrisi e nutro una sincera ammirazione per lei, ma questa volta non condivido pienamente due sue risposte. Riguardo alla signora Isabella Biagini e altri artisti, umanamente sono fortemente dispiaciuta, ma gli artisti rispetto alle persone comuni, avendo merito e possibilità di lauti guadagni, dovrebbero comportarsi più da formiche che da cicale, avendo avuto dalla vita queste fortune. Inoltre, sono perfettamente d’accordo con quanto scritto dal lettore riguardo ai figli d’arte, perché non è detto che i figli debbano avere per forza il talento dei genitori. C’è una leggera differenza tra il «mestiere» d’artista e quello di panettiere (che si tramanda). Perdoni questo mio sfogo, ma ho il dentino piuttosto avvelenato in questo periodo, visto che, essendo mamma di tre figlie tutte laureate, vedo che non riescono a ottenere un posto di
lavoro. Pensi che la mia seconda figlia con una laurea in lettere con 110 lavora in Inghilterra coprendo un turno dalle 2 alle 11 della mattina caricando pallet da 500 chili tutte le notti: mi chiedo da chi abbia ereditato questo talento...
Marina Ordinelli
Gentile Marina, non credo che Isabella Biagini e anche Lara Saint Paul (la cui triste storia è a pagina 30) siano state delle «cicale»: hanno avuto un periodo d’oro troppo breve e guadagni consistenti ma momentanei. Poi sono cadute nel dimenticatoio, dove gli ingaggi non esistono più, mentre restano i conti da pagare e le famiglie da mantenere. Per vivere di rendita 30 o più anni ci vogliono un sacco di soldi. Sui figli d’arte il discorso è più complesso, ma resta il fatto che il mondo dello spettacolo, o meglio, il pubblico, non perdona: se sei capace di intrattenere la gente vai avanti, altrimenti la
«raccomandazione» iniziale evapora in breve tempo. Capisco però quando lei, Marina, da mamma prova sgomento e indignazione nel vedere le sue figlie laureate che sono costrette non solo a emigrare, ma anche a sottoporsi a lavori logoranti e che non c’entrano niente con gli studi fatti e faticosamente portati a termine con onore. Questo è un vero scandalo e uno dei peggiori mali di questi tempi. Ma leggendo la sua lettera posso intuire che da lei abbiano sicuramente ereditato il talento di non arrendersi e il senso dell’umorismo (benché amaro). Di solito queste virtù, magari alla lunga, pagano. Me lo auguro per lei e per le sue figlie.
IL NOTTAMBULO BRUNORI Caro direttore, vorrei, tramite il suo giornale, fare i complimenti a Dario Brunori, noto come Brunori Sas, artista che seguo da tempo. Il suo programma «Brunori sa», che Raitre ha relegato alla mezzanotte del palinsesto
domenicale, ricorda un po’ il suo e nostro giornale, tra ironia e... Sorrisi, e ha proposto tutto il panorama musicale italiano degli ultimi anni, che molti seguono, ma che è snobbato da tanti media. Peccato davvero per l’infelice scelta della programmazione dalla Rai e per l’occasione mancata.
Antonio Panarello
Brunori è un bravo cantautore e ha dimostrato di saperci fare anche come padrone di casa in tv. Certo, è andato in onda un po’ tardi, ma almeno è apprezzabile che Raitre gli abbia dato questa occasione. Ora che è dimostrato che Brunori funziona, speriamo che nella prossima stagione lo mandino in onda in un orario decente.
VANESSA, MA CHE COSA DICI? Gentile direttore, ho seguito la prima puntata della fiction «Il capitano Maria» e sono rimasto negativamente colpito dalla dizione della protagonista
Vanessa Incontrada. In casa abbiamo una persona di 90 anni che non è riuscita a capire una parola della sua attrice preferita! Luigi Sanfilippo, Mazzarino (CL)
È vero, caro Luigi, questo è ormai un difetto comune a molte fiction. Com’è possibile seguire una storia se non si capisce che cosa dicono gli attori? Io tenevo il volume al massimo, ma il risultato era lo stesso. E ogni volta che partiva la musica si scatenava un baccano che svegliava i cani, che si mettevano ad abbaiare... Ho passato la sera a fare su e giù col tasto del volume del telecomando.
BABBO SARDELLA Caro direttore, ma Luca Sardella è per caso venuto a spiare nel mio terrazzo? Le spiego: nel suo articolo del numero 19 parla di piante da frutto, gerani, ortensie. Proprio le piante che ci sono a casa mia. Dica al signor Sardella, che stimo tantissimo, che la prossima volta che viene a casa mia non lo faccia di nascosto, ma si presenti: oltre a offrirgli un caffè, ho tantissimi consigli da chiedergli. Grazie a lui e al suo
programma su Rete 4 il mio terrazzo è bellissimo!
Silvia Manzani, Como
Visti i tanti anni di «militanza» nel mondo delle piante, credo che a Sardella si debba buona parte della bellezza dei terrazzi di tutti gli italiani. Evidentemente di notte li visita uno per uno, un po’ come fa Babbo Natale...
CHIACCHIERE ALLO STADIO L’altra sera sono tornato a casa tardi e ho perso il primo tempo della finale di Coppa Italia tra Juventus e Milan. Ma durante l’intervallo, anziché far rivedere le azioni più importanti della prima parte della gara, hanno intervistato politici, disquisito su tattiche e fatto lunghe e inutili panoramiche sullo stadio. Claudio Della Martira, Terni
Ho visto anch’io: un intervallo di chiacchiere, chiacchiere e ancora chiacchiere. È chiaro che i giornalisti sportivi della Rai non guardano cosa fanno i colleghi di Sky e Mediaset Premium (e di tutte le reti del mondo), che tra un tempo e l’altro raccontano quel che è successo con un breve video. Ma forse pensano che facendo così verrebbero accusati di copiare la concorrenza.
SIMPATICI E TATUATI Caro direttore, avevo qualche riserva su Fedez e J-Ax (anche per via di tutti quei tatuaggi). Ma dopo la loro intervista su Sorrisi mi sono diventati simpatici...
Federico G.
Infatti sono molto simpatici. Ora però non esageri, Federico: cosa penserebbe sua moglie se lei si facesse tatuare il collo come Fedez o il cranio come J-Ax?