Scomparsi due grandi dello spettacolo.....
Chissà se oggi c’è ancora qualcuno che rifiuterebbe di cedere il suo fustino di detersivo in cambio di due. Ma quella che raccontava Paolo Ferrari in una pubblicità rimasta celebre (in basso a destra) era un’Italia diversa: piena di ottimismo e pronta a preferire la «qualità» alla «quantità». Che poi è quello che ha sempre fatto anche lui, comparendo con parsimonia sugli schermi, ma in modo tale da diventare un personaggio chiave della tv. È stato il bello e tenebroso Archie Goodwin in «Nero Wolfe», il partner di Vittorio Gassman in «Il mattatore», il marchese Giuseppe Obrofari di «Orgoglio». E si è tolto anche la soddisfazione di condurre, lui che non era un vero presentatore, un Festival di Sanremo (nel 1960 con Enza Sampò). Si è spento domenica 6 maggio nell’ospedale di Monterotondo (Roma) dopo una lunga malattia. Aveva 89 anni e fino all’ultimo aveva continuato a recitare, arricchendo una carriera cominciata in calzoncini corti. A soli 9 anni infatti esordì al cinema in «Ettore Fieramosca» di Alessandro Blasetti. Protagonista anche dietro le quinte, ha doppiato attori italiani e stranieri (due su tutti: Humphrey Bogart e Jean-Louis Trintignant nel film «Il sorpasso»). Sempre schietto, non aveva paura di fare dichiarazioni impopolari. Proprio del doppiaggio diceva: «È un danno. Io voglio sentire la vera voce di Marlon Brando! Anche se devo dire che molti attori così così... li ho migliorati». E poi: «Con la tv ho contribuito a fare una rivoluzione del costume e della lingua degli italiani. Ma ha avuto più effetti benefici o negativi? Questione complicata... Diciamo metà e metà».