Ne ho viste tante nella mia vita...
Ho seguito la politica per motivi professionali, da giornalista parlamentare e poi da direttore di telegiornali, per oltre 45 anni. La prima volta che ho messo piede a Montecitorio ho visto Saragat, Pertini, Nenni, Lombardi, Luigi Longo, Berlinguer, Andreotti, Fanfani e tanti altri politici che hanno fatto la storia d’Italia. Negli anni successivi ho raccontato la stagione dei referendum su divorzio e aborto promossi da Marco Pannella, il dramma del rapimento Moro e della strage degli uomini della sua scorta, poi gli exploit di Bettino Craxi e la nascita della Lega di Bossi. Ho cercato di interpretare le faide all’interno della Democrazia cristiana, che al di là dei leader vincenti restava centrale per la guida del Paese, e ho assistito alla fine della Prima repubblica attraverso l’inchiesta «Mani pulite». Poi l’era di Berlusconi e di Prodi, le lunga sequela di elezioni in cui a perdere è sempre stato il partito di governo, fino all’ascesa di Renzi, alla mazzata subita nel referendum, al crollo alle ultime politiche, al trionfo di M5s e Lega. A distanza di quasi mezzo secolo da quando iniziai a fare l’osservatore, confesso che ho una crescente difficoltà a comprendere i meccanismi della politica contemporanea e mi accorgo di esserne sempre più distaccato. Spero di essere un caso isolato.