TV Sorrisi e Canzoni

A CASA DI AL BANO

«PRESENTO MIA MAMMA A SORRISI E IN TV»

- Di Giusy Cascio - foto di Carlos Folgoso/Massimo Sestini

Èbravo mio figlio, è tutto. Quando mi viene a trovare mi fa sempre una grande allegria». Donna Jolanda, 95 anni di simpatia, è emozionata per l’intervista. Si è messa un maglioncin­o rosso (il suo colore preferito), si mostra granitica, dignitosa e non dice neanche una parola di troppo. Spegne la tv della cucina che sta andando a tutto volume e rivolge uno sguardo tenero al suo «santuario»: nel corso del tempo ha appeso lei stessa alle pareti decine e decine di foto che raccontano la storia della famiglia Carrisi. Accanto a suo figlio si sente sicura e gli prende la mano. E Al Bano scherza: «Ma’, ti ha fatto troppo scura il parrucchie­re oggi» e rivela che l’unico vezzo che la madre si sia mai concessa è proprio tingersi i capelli. «Il mio successo non ha cambiato di una virgola il suo modo di vivere. Ora è arrivato il momento di dedicarle il mio omaggio: il programma “Madre mia”, che su Rete 4 racconterà la nostra famiglia, ma anche il nostro Paese, attraverso i suoi occhi. Perché è lei, Jolanda Ottino in Carrisi, l’origine del mio mondo».

Il paradiso è alle porte di Brindisi

Il mondo di Al Bano è racchiuso tutto qui, nelle sue tenute di Cellino San Marco, 130 ettari di terreno e 30 di bosco rigoglioso e macchia mediterran­ea a 20 minuti di auto dall’aeroporto di Brindisi. Per arrivarci si attraversa­no filari di vigne, uliveti e un paesino di poche anime, Tuturano. Il tassista mi aveva avvertito: «È un posto meraviglio­so e Al Bano è un signore dal cuore d’oro, gli siamo tutti riconoscen­ti per quello che fa per noi, per il lavoro che dà ai cellinesi». Una volta dentro le Tenute Carrisi incontro Dino, il contadino che dà da mangiare ai cavalli: uno dei 50 dipendenti dell’azienda. E a casa di Al Bano mi aspetta il pranzo preparato con cura da Donna Jolanda: carne alla brace, piselli in tegame, frutta freschissi­ma. Gusto anche le prime nespole di stagione, un dono fatto avere da Romina Power perché Al Bano ne è ghiotto. E c’è anche il dessert: «I regali più belli di mio figlio sono le torte» sorride la signora Jolanda. «Quando c’è da festeggiar­e la torta non può mancare» aggiunge Al Bano, che è appena diventato nonno del piccolo Kai (il nome del bambino in hawaiano vuol dire «Oceano»), il figlio di Cristèl, che ora vive a Zagabria con il marito, un imprendito­re croato. «Non vedo l’ora di conoscerlo, l’ho visto solo sul telefonino» dice la bisnonna, seguita dal suo barboncino bianco di nome Disco, che scodinzola felice.

Un regalo di nozze per Romina

A tavola con Al Bano e suo figlio Yari scopro che una volta questa era una zona brulla, popolata di lucertole, pipistrell­i e pantegane. «Si chiamava “Curtipitri­zzi”, che in dialetto vuol dire Corte di Pietre» raccontano. «Qui vicino c’era la base Nato di San Vito dei Normanni e i militari americani venivano ad abitare nella nostra foresteria mentre io e mia sorella Ylenia andavamo a scuola lì da loro. Noi pensavamo proprio di abitare in America. Solo da ragazzini, quando la base è stata smantellat­a, abbiamo capito che non eravamo cresciuti negli Stati Uniti, ma in Puglia» dice Yari. «Il bosco appartenev­a a un conte, era parte della foresta Oritana, uno dei territori più antichi del Salento» ricorda Al Bano con orgoglio. «Romina si innamorò di questi luoghi, degli alberi, del laghetto. Mi fece il lavaggio del cervello per comprarlo. Fu il mio regalo di nozze per lei. Acquistai altri 40 ettari per

AL BANO

costruire la casa, feci ristruttur­are la vecchia masseria, tirai su i muri, scavai i pozzi». Intanto si unisce a noi Romina Jr, che in famiglia chiamano «Uga»: è lei che si occupa dei vini del padre. «Diceva “Uga, uga, uga” a pochi mesi. Poi ho scoperto che in ebraico significa “dolce” e il vezzeggiat­ivo le è rimasto» spiega il cantante.

Alcuni piccoli lussi

E pensare che in questo paradiso, che include l’hotel «Felicità», la piscina, l’enoteca, un ristorante e addirittur­a una chiesetta e una cappella privata, il padre e la madre di Al Bano non ci volevano venire ad abitare. «Da ragazza facevo la sarta, poi mi sposai e “ci rimasi”» ricorda Donna Jolanda, che è fiera delle umili origini contadine. «Lei voleva rimanere a casa sua a Cellino, due stanze e un pozzo fuori, dal quale prendeva l’acqua per lavare i panni e i piatti» ricorda Al Bano. «Invece papà, Don Carmelo, era stato prigionier­o durante la Seconda guerra Mondiale. Per lui era difficile accettare gli agi. Quando seppe che mamma era incinta, le chiese di chiamarmi Albano ( Al Bano, scritto staccato, è il nome d’arte, ndr) perché aveva combattuto in Albania. “Gli porterà fortuna” disse.

Lo davano tutti per morto, ma tornò a casa il 29 luglio 1945, proprio nel giorno di San Marco, protettore di Cellino. Ci ha lasciati nel 2005. Era lui il mio “Omero”: da piccolo mi raccontava le favole della sua vita, avventuros­a come l’Odissea».

Le parole sono importanti

Il tempo scorre più lento in questo scorcio di Sud. Al Bano mi fa vedere ogni angolo del suo «regno», raccoglie la salvia e l’erba citrina, profumatis­sime. E per merenda mi offre una bevanda alla menta con ghiaccio, di cui va matto. Visita i pony nella stalla, dà da mangiare il pane secco ai pesci del laghetto e mi parla dei suoi figli più piccoli, Jasmine e Al Bano Jr, che frequentan­o il liceo linguistic­o a Lecce, ma la sera «tornano a dormire qui». Non vorrebbe parlare di Loredana Lecciso, ma alla fine si «arrende» alla mia curiosità: «Ai tempi felici, come si rivolgevan­o alla suocera Romina e Loredana?». Semplice: «Romina l’ha sempre chiamata Jolanda. Loredana, invece, signora Carrisi». Sarà che «Mamma», o meglio «Madre mia», può dirlo solo Al Bano. L’ultima parola spetta a Donna Jolanda, che facendo l’occhiolino commenta saggia: «Ci sono donne e ci sono donnole».

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del «Prego in ogni angolo bosco. Questa è la “collina ho della meditazion­e”, dove scritto la canzone » “Un sasso nel cuore”
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«Vi presento il “santuario” di mia madre: sul muro della cucina ha appeso le foto di famiglia più importanti»
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«I cavalli mi mettono allegria. Corrono liberi e fanno amicizia con » le anatre e le galline
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