TV Sorrisi e Canzoni

BRUNO VESPA

«LA SQUADRA DI PORTA A PORTA NON VA MAI... IN CRISI!»

- di Giusy Cascio

In questi giorni il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha avuto delle belle gatte da pelare. Tra l’avvicendar­si di presidenti del Consiglio incaricati, totominist­ri, contratti stretti e patti stracciati, dirette lampo dal Quirinale a caccia di certezze sul futuro governo, gli italiani sono incollati davanti alla tv col fiato sospeso per capire come andrà a finire. Ne parliamo con Bruno Vespa, che dal 1996 conduce il talk show di approfondi­mento politico «Porta a porta» su Raiuno. Da sempre considerat­o, come da definizion­e di

Giulio Andreotti, «la terza camera del Parlamento». Come si gestisce un quadro politico così complesso in tv?

«Si vive alla giornata! Bisogna essere pronti a cambiare tutto all’ultimo minuto: dagli ospiti ai servizi. Ora per esempio ( mercoledì alle 10.45,

ndr) non ho la più pallida idea di cosa andrà in onda stasera. Ma è il bello di questo mestiere, no?». La sua squadra in caso di emergenza cambia? «No, siamo sempre noi». Quanti siete nello staff?

«In tutto, tra autori del gruppo di testa e inviati, siamo una ventina». Come vi coordinate con i telegiorna­li della Rai?

«Quando è necessario, facciamo spesso delle collaboraz­ioni con il Tg1».

Quanto tempo ci vuole per mettere a punto la scaletta del programma? «Niente. Niente. Niente ( ride) ». Significa che sta lavorando 24 ore su 24?

«Ma no... In tanti anni abbiamo avuto diverse emergenze, non è che questa ci spaventi più di altre. La bravura e la singolarit­à della squadra di “Porta a porta” è proprio la capacità di far fronte alle emergenze».

Come si fa ad avere ospiti in studio i politici protagonis­ti?

«Beh, questo lo decidono loro. Sanno che hanno gli inviti sempre aperti da parte nostra, ma ricordiamo­ci che i leader politici vanno in television­e solo quando hanno interesse ad andarci, non fanno certo un favore ai conduttori. Quando le situazioni non sono chiare, spariscono per un paio di giorni o per lunghi periodi, altre volte vanno nello stesso giorno in tre trasmissio­ni diverse, proprio come è capitato ultimament­e a Matteo Salvini della Lega e a Luigi di Maio del

Movimento cosa eccezional­e 5 Stelle. e direi Una anche irripetibi­le».

E in questi casi come ci si regola con gli altri «salotti» televisivi?

«Gli staff delle trasmissio­ni e quelli dei politici si sentono per verificare le compatibil­ità reciproche».

Chiama direttamen­te lei o delega le telefonate alla redazione?

«Dipende. Conosco tutti molto bene e ogni tanto ci sono contatti diretti, sì». Ha una rubrica elettronic­a su tablet o computer?

«Uso un’agenda cartacea da oltre 20 anni e la conservo. Così so dirle esattament­e dov’ero e che facevo in un giorno X».

correnza Con i colleghi vi scambiate della con- opinioni «In genere sul clima no, politico? ma abbiamo di sentirsi, ottimi rapporti. ma almeno Capita per me C’è non un è inviato un’abitudine». o un commentato­re che corteggere­bbe? delle altre reti

«Onestament­e no, siamo a posto così e non abbiamo bisogno di rinforzi».

Prossimame­nte, visto il momento cruciale, andrà in onda in diretta?

«Quando serve e secondo le ore in cui accadono le cose, ma direi di sì».

Se un leader politico chiama e chiede di intervenir­e durante il programma, come si reagisce? «Si prende la telefonata, in ogni caso!».

Segue metodi, diete o riti speciali quando si prospettan­o puntate più faticose del solito?

«Per carità, non cambio mai abitudini: vado in onda dopo aver cenato e bevuto un bicchiere di vino». Bianco o rosso?

«Io stesso produco vino e ho una passione enologica da più di 40 anni. Quindi bevo un vino diverso ogni giorno e a ogni pasto». Anche l’abito che indossa ha un significat­o politico?

«No, no. Ricordo che l’ultima volta in cui ho scelto un certo abito e una certa cravatta è stato per la morte di papa Giovanni Paolo II. Ma è chiaro che in una serata in cui si parla di una strage si deve mettere un abito scuro».

Quali sono le domande da fare (o non fare) per non sembrare di parte?

«Guardi, il ruolo del conduttore è fare emergere le posizioni dell’intervista­to. Nei momenti di grande confusione, la gente ha diritto di capire come la pensano i leader politici. Soprattutt­o adesso che, come si vede, dimostrano di cambiare idea con una certa frequenza. Il nostro compito è quello di far venire fuori le loro idee».

Ma non c’è mai il rischio di fare da megafono agli interessi dei partiti? «Nel nostro caso no».

Quando si profila un conflitto tra istituzion­i, il conduttore deve farsi garante delle regole? «Deve essere garante della chiarezza».

Una curiosità: perché in 22 edizioni di «Porta a porta» non ha mai cambiato le poltrone? «È una vecchia tradizione: alla mia sinistra siede

la maggioranz­a e alla mia destra l’opposizion­e». Perché sono bianche?

«È la nostra forza, ce le hanno copiate tutti. Come le luci: sono fatte così bene che i migliori ritratti in circolazio­ne dei politici sono stati scattati dai fotografi venuti da noi in studio».

Se si votasse a settembre, rinuncereb­be alle vacanze agostane nella sua villa di Ponza per seguire la campagna elettorale?

«Ah... ( ride). Bisogna adeguarsi. Che si voti d’estate o dopo, è scontato che noi ci saremo».

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MASSIMA FLESSIBILI­TÀ Bruno Vespa (74) può chiedere di modificare gli orari in cui va in onda «Porta a porta» in base all’evoluzione della situazione politica, che vede protagonis­ti il leader della Lega Matteo 20 Salvini (45) e quello del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio (31).
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LE POLTRONE DEL POTERE di «Porta a porta» sono le stesse fin dal 1996: fanno parte della collezione Hydra di Poltrona Frau e costano circa 3.000 euro.

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