IL CANTANTE
Cantautore, compositore e polistrumentista, Bruno in arte «Red» Canzian ha mosso i primi passi nella carriera musicale negli Anni 60. Con i Pooh, dal 1973 al 2016, ha pubblicato più di 30 album. Il suo ultimo lavoro da solista è «Testimone del tempo», l’album da cui è tratto «Ognuno ha il suo racconto», il brano con cui si è esibito quest’anno a Sanremo.
Perché è diventato un musicista?
«Da bambino salivo sulle sedie per strada e cantavo “24.000 baci” di Adriano Celentano. A 13 ho avuto la certezza che avrei fatto il cantante quando mi sono esibito in un piccolo festival di provincia a Treviso. Ho sentito il brivido dell’applauso che non mi ha lasciato più».
Il suo ultimo album si intitola «Testimone del tempo». Che messaggio lancia ai suoi fan?
«Volevo raccontare, senza nostalgia, i tempi che ho vissuto, attraverso la musica che ho amato. E volevo trasmettere impegno. La cosa, a quanto pare, è piaciuta» ( ride).
Con quale degli ex Pooh è rimasto più in sintonia?
«Con tutti. Roby ( Facchinetti, ndr) c’è sempre per una pacca sulle spalle o i pianti al telefono nei momenti duri. Stefano ( D’Orazio, ndr) è un signore, gli voglio un bene dell’anima. Con lui c’è complicità creativa».
Che cosa l’accomuna a Ermal Meta che ha firmato «La notte è un’alba», l’ultimo estratto dal suo disco?
«Ermal è un nuovo amico che è arrivato nella mia vita. La prima volta
al ristorante abbiamo parlato per ore. Ne ha passate tante... In lui rivedo me a 17 anni: ha la curiosità, ha la fiducia, la voglia di capire, di farsi voler bene e di andare avanti».
Tra i generi musicali, rap o trap?
«La trap negli Usa sta già finendo».
Pop o rock?
«Rock!».
Canzone preferita di sempre?
«“Yesterday” dei Beatles».
Un rito prima di salire sul palco?
«Respiro e vado».