TV Sorrisi e Canzoni

Scacco matto

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Molti anni fa, per ragioni che non ho lo spazio per spiegare qui, trovai a Prato un lavoro bellissimo che mi permetteva non solo di frequentar­e l’università nella vicina Firenze, ma anche di poter alloggiare in un fantastico albergo sulle colline, Villa Rucellai (sono andato a vedere su Internet e c’è ancora). Finivo di lavorare a notte fonda e quando arrivavo la villa era avvolta nel silenzio. In questo posto incantato alloggiava­no spesso gli artisti che erano in tournée a Firenze e una sera notai che a un tavolino d’angolo del salotto sedeva il grande, per me grandissim­o, Giorgio Gaber (una delle prime canzoni che ho imparato da piccolo è «Torpedo blu»). Gaber, finito il suo straordina­rio spettacolo di teatro-canzone, arrivava a Villa Rucellai ancora carico di adrenalina e, come me, tutto aveva in testa tranne che andare a dormire. Mi avvicinai per chiedergli un autografo e vidi che aveva davanti una scacchiera. Mi sorrise, mi chiese se sapevo giocare e io che un pochino sì, lo sapevo fare, non persi l’occasione per giocare a scacchi con Gaber, confidando un giorno di poterlo raccontare (cosa che sto appunto facendo adesso). Persi in fretta, lui era fortissimo e io una schiappa. Mi sorrise con quel suo garbo speciale, mi dette la buonanotte e salì in camera: col mio gioco... brillante ero riuscito a fargli venire sonno. A pagina 42 trovate un bellissimo e commovente articolo dedicato a Gaber scritto dalla figlia Dalia.

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