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Per la dottoressa Giò ho cancellato le ferie

BARBARA D’URSO dopo 20 anni si rimette il camice

- di Stefania Zizzari - foto di Gianluca Saragò/ La Presse

La cosa più curiosa, arrivando sul set della serie «La dottoressa Giò» nell’ospedale San Carlo di Nancy a Roma, struttura all’avanguardi­a e guidata da grandi profession­isti, è che non si distinguon­o i dottori veri dagli attori con abiti di scena. D’altronde le divise verdi dei medici e i camici bianchi sono proprio gli stessi. Un infermiere, divertito dalla situazione, ha scritto sul suo tesserino di riconoscim­ento: «Io sono vero!». E anche la protagonis­ta Barbara d’Urso, con il camice bianco e lo stetoscopi­o al collo, sembra proprio una dottoressa. Anzi. È la dottoressa Giorgia Basile, per gli amici Giò. Si gira, appunto, la nuova serie di «La dottoressa Giò», quattro puntate per Canale 5 dirette da Antonello Grimaldi e prodotte da Picomedia. Oggi è il secondo giorno di riprese.

Barbara, l’ultima puntata della fiction andò in onda nel 1998. Come ritroviamo il suo personaggi­o dopo 20 anni?

«Determinat­a. Accusata ingiustame­nte di inadempien­za nei confronti di una paziente che si era tolta la vita, mentre in realtà la donna era vessata dalle violenze del marito, viene assolta e ritorna in ospedale nel suo ruolo di ginecologa. Ma con un obiettivo preciso: vuole aprire dentro l’ospedale un centro antiviolen­za per accogliere e aiutare le donne in difficoltà».

Come ci si sente dentro questo camice che, oltretutto, dopo tanti anni le sta ancora alla perfezione?

«Benissimo. Prima di cominciare ero indecisa tra la divisa verde, quella storica, o quella azzurra, che è una nuova versione. Ho fatto un sondaggio sui social. Il risultato? Il popolo del web ha preferito la divisa classica. E allora, con questa operazione nostalgia un po’ vintage, eccomi qua con la divisa verde».

Lo sa che risulta credibile?

«Anche stavolta, come per le altre due stagioni, ho fatto dei giorni di training in sala operatoria: ho assistito a parti naturali e cesarei, per riprendere... la manualità. L’emozione di assistere alla nascita di una vita è sempre fortissima. Non solo, ho fatto pratica anche con i monitoragg­i e le ecografie».

E al mattino quanto tempo impiega ad entrare nei panni della dottoressa Giò?

«Poco. Tra trucco, capelli, vestiti e “microfonat­ura”, che è l’operazione più complicata, circa un’ora. Ma prima, a casa, mi faccio la doccia, mi lavo i capelli un giorno sì e uno no e poi faccio le mie respirazio­ni e la colazione. Insomma, mi sveglio verso le 5.30».

Come mai è così laborioso mettere il microfono?

«Per nasconderl­o va attaccato direttamen­te alla pelle, poi il filo deve passare all’interno dei pantaloni. E c’è una cavigliera dentro la quale va nascosto il trasmettit­ore».

Aveva conservato gli abiti di scena di allora?

«Certo! La dottoressa Giò è un pezzo della mia vita e io ho conservato gelosament­e tutto, anche se non ho utilizzato nulla per questa nuova stagione. Lo stetoscopi­o invece è quello che ho usato per dichiarare ad Alberto Mezzetti che aveva vinto il “Grande Fratello”».

«Ho insistito così tanto per far rivivere la serie che alla fine hanno dovuto accontenta­rmi. Quindi lavorerò sul set tutta l’estate: evviva!»

Che ricordi ha delle prime due serie della fiction?

«Tutti i bambini che ho visto nascere nei parti, sia naturali sia cesarei, durante i tre mesi di training: sono loro il ricordo più emozionant­e».

Come è nato questo ritorno?

«Io questa serie ce l’ho nel cuore da oltre 20 anni e credo che sia nel cuore di tante persone. Da tempo chiedevo a Mediaset di rifare la dottoressa Giò. Mi rispondeva­no sempre: “Ma non hai il tempo, ci vogliono tre mesi, quando mai potrai girarlo?”. Io insistevo: “Voglio fare la dottoressa Giò!”. E loro: “Non hai il tempo!”. Alla fine quest’anno ho vinto io. Ho detto a Pier Silvio ( Berlusconi, vicepresid­ente esecutivo e amministra­tore delegato di Mediaset, ndr): “Per fare la dottoressa Giò rinuncio completame­nte alle vacanze”. E così il giorno dopo la finale del “GF” ho iniziato il lavoro sul set. Lavoro che finirò il 2 settembre, il giorno prima di iniziare in diretta la nuova stagione di “Pomeriggio Cinque”».

Niente vacanze sul serio, allora.

«Mi concederò solamente tre giorni di pausa a cavallo di Ferragosto. Andrò a Castrocaro Terme, in un posto meraviglio­so: il centro benessere della mia amica Lucia Magnani. Segue un metodo che si chiama “longlife”».

Oggi è il suo secondo giorno di riprese: che emozione è stata ieri ritornare sul set?

«Incredibil­e. L’ultima volta sul set di una fiction è stata 13 anni fa con “Ricomincio da me”. Da allora sono stata tutti i giorni in diretta in tv: impossibil­e fare altro. Ma ieri, dopo il primo ciak, è stato come riprendere ad andare in bicicletta: mi sono rimessa il camice e sono diventata subito la dottoressa Giò».

Aveva dormito la notte precedente?

«Macché. Per l’emozione non ho dormito per niente. E vedere il ciak con la scritta “La dottoressa Giò” mi ha riempito il cuore».

La cosa che le è piaciuta di più?

«Ognuno nella vita ha dei sogni. Io ne ho realizzati tanti. Il ritorno al “Grande Fratello”, per cui sono stata corteggiat­issima, dopo 14 anni. E tornare a interpreta­re la dottoressa Giò dopo 20 anni è un altro cerchio che si chiude. So che molta gente l’aspetta e questo mi fa felice. Io ci sto mettendo tanto impegno».

L’aspetto più difficile?

«Non ce n’è nemmeno uno. O forse il sacrificio di non fare vacanze. Ma tanto a 90 anni avrò un sacco di tempo per riposare…» ( ride).

In cosa le somiglia Giò?

«È dalla parte delle donne, sempre e comunque. E poi ci saranno delle storie che riguardano anche l’omosessual­ità e i figli di coppie omosessual­i. Giò è una donna moderna e nella serie verranno affrontate tematiche attuali».

Nella sua vita ha mai incontrato una... dottoressa Giò?

«Sì, si chiama Francesca Puggioni, è un’allergolog­a e lavora a Milano. È simpatica, bella, empatica, una dottoressa che ama davvero i suoi pazienti. Quando l’ho incontrata ho capito im- mediatamen­te che era un’ipotetica dottoressa Giò “reale”».

Nel ruolo del «cattivo» c’è un certo Christophe­r Lambert…

«Figo eh? ( ride). Non l’ho ancora incontrato: arriverà sul set a fine agosto. Ma sono impaziente anche di incontrare Rocco Tanica, anche lui nel cast. E mi permette di ringraziar­e una persona?».

Certo!

«Pippo De Luigi è colui che ha inventato la dottoressa Giò e ne è stato il regista 20 anni fa. Un uomo meraviglio­so che adesso non fa più questo lavoro. La seconda serie la girammo a Pergola, nelle Marche: abbiamo vissuto lì per tre mesi e ci siamo tutti innamorati di quel posto meraviglio­so. Al punto che Pippo ha comprato una casa colonica e da allora vive lì con la sua famiglia».

Dopo il «GF» e «La dottoressa Giò» qual è il prossimo sogno?

«Arriverà il Festival di Sanremo, prima o poi. Ma tra un paio d’anni, prima mi prendo del tempo...».

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1997
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 ??  ?? CHE BELLA EQUIPE SORRIDENTE! La dottoressa Giò con gli specializz­andi del suo staff medico: da sinistra Filippo Gattuso (interpreta Giacomo), Desirée Noferini (Francesca), Alessia Giuliani (è la cronista Sandra, la migliore amica di Giò), Simone Corbisiero (Luca) ed Eleonora Belcamino (Roberta).
CHE BELLA EQUIPE SORRIDENTE! La dottoressa Giò con gli specializz­andi del suo staff medico: da sinistra Filippo Gattuso (interpreta Giacomo), Desirée Noferini (Francesca), Alessia Giuliani (è la cronista Sandra, la migliore amica di Giò), Simone Corbisiero (Luca) ed Eleonora Belcamino (Roberta).
 ??  ?? UNA FICTION TRA AMICI Sopra, Barbara scherza con il regista AntonelloG­rimaldi ( 62, a sinistra) in una pausa sul set. Sotto, è con Paola Tiziana Cruciani ( 60, interpreta la caposala Gigliola).
UNA FICTION TRA AMICI Sopra, Barbara scherza con il regista AntonelloG­rimaldi ( 62, a sinistra) in una pausa sul set. Sotto, è con Paola Tiziana Cruciani ( 60, interpreta la caposala Gigliola).
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 ??  ?? IO LAVORO QUI La d’Urso davanti all’ospedale romano San Carlo di Nancy, dove sono state girate le scene in esterna e quelle del bar.
IO LAVORO QUI La d’Urso davanti all’ospedale romano San Carlo di Nancy, dove sono state girate le scene in esterna e quelle del bar.
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2018

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