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Pizza e gelato? Ormai sono una cosa sola

- di Enzo Caffarelli

La domanda ormai è superflua. Maestri pizzaioli e maestri gelatieri hanno dato alla luce il gelato alla pizza e la pizza al gelato. Ci vuole un po’ di fantasia, ma neanche troppa. C’è chi prepara il «mix» in casa: per esempio una ricetta di pomodoro, prosciutto, basilico, mozzarella, con l’uovo come collante, il tutto intorno a uno stecco come nel cremino o nei ghiaccioli. Poi ci sono creazioni più ambiziose come quella che a Napoli riempie un cono con il gelato al fiordilatt­e di Vico Equense, confettura di pomodoro San Marzano, sbriciolat­a di pizza con farina biologica e polvere di basilico liofilizza­to. A Rimini il «cono-pizza» contiene fior di bufala, prosciutto di Parma e parmigiano reggiano, mentre sulle colline del Pesarese potete ordinare la pizza con cioccolato bianco e gelato alla nocciola.

Una squisitezz­a da re. Anzi, da regina

Ma alla fine cosa resta del gelato? E cosa della pizza, il cui nome deriva dal latino pinsare, che significa «schiacciar­e»? Probabile che qualcuno rimpianga il cremino, la coppa del nonno o la margherita classica. Dove era tutto chiaro: pomodoro, mozzarella e basilico, invenzione del pizzaiolo Raffaele Esposito nel 1889 per la Regina Margherita (da cui prese il nome). In realtà la pizza fu opera della moglie di Raffaele, donna Rosa; la ricetta tricolore era già da tempo nota, e la prima nobile a gustarla a Napoli fu Maria Carolina di Borbone, principess­a delle Due Sicilie, ignara che quel tricolore avrebbe travolto il suo regno.

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