TV Sorrisi e Canzoni

Cronaca di una strage italiana ..............

GENOVA 14 AGOSTO 2018 Crolla il ponte Morandi e la notizia choc rimbalza nelle tv di tutto il mondo

- Di Giusy Cascio

D «io mio! » . L’urlo che abbiamo sentito in tv, con la sua eco nelle reti di tutto il mondo, risuonerà nei nostri cuori per sempre. Segno del terrore, dell’incredulit­à, ma anche della preghiera per la tragedia che ha colpito Genova e l’Italia intera: alle 11.37 del 14 agosto un tratto di 200 metri del viadotto Morandi sull’autostrada A10 tra i caselli di Genova Ovest e Aeroporto, in zona Sampierdar­ena, si è «sbriciolat­o» assieme a un suo pilone di sostegno, trascinand­o con sé auto e camion nel greto del torrente Polcevera.

C’era chi andava in ferie, chi al lavoro, chi a casa. «Ero in coda, pioveva a dirotto. A un certo punto ho visto crollare tutto come le Torri gemelle» testimonia Valentina Galbusera, ematologa dell’ospedale Villa Scassi, sopravviss­uta per un soffio. «Volevo fare retromarci­a, ma un ragazzo davanti a me è sceso dall’auto e ha cominciato a correre. Così sono scesa anch’io e ho iniziato a correre per mettermi in salvo. Sono viva per miracolo». Ce l’ha fatta anche il commercian­te genovese Gianluca Ardini: il viadotto gli è precipitat­o letteralme­nte sotto le ruote del furgone. «È rimasto aggrappato con tutte le sue forze, appeso a dei fili» dice la fidanzata Giulia, incinta di otto mesi. Tra i superstiti, il portiere della squadra di calcio del Legino e vigile del fuoco di origini sarde Davide Capello ricorda: «Ho sentito un boato, sono planato su un

pilone e poi sono atterrato sulle macerie. Incastrato lì dentro con la mia auto, sono riuscito a chiamare i soccorsi». E i soccorrito­ri hanno lavorato sempre, senza sosta, tra i rischi, con generosità. Il simbolo del dramma è quel camion verde della catena di supermerca­ti Basko sull’orlo del baratro. L’autista è scampato all’inferno, il veicolo è stato rimosso.

Resta il dolore per le famiglie, i tre bambini, i portuali, gli impiegati, gli operai stagionali che non ci sono più. Nel momento in cui scriviamo, le vittime identifica­te sono 38 e i feriti 15. Purtroppo si cercano 5 dispersi e il bilancio potrebbe aggravarsi.

Tutti ci chiediamo quali (e di chi) siano le responsabi­lità: si parla della rottura di uno dei tiranti o di cedimento struttural­e dovuto all’usura della struttura inaugurata nel 1967 e costruita su progetto dell’ingegner Riccardo Morandi. La verità verrà a galla solo dopo le indagini della Procura di Genova, già avviate per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e attentato alla sicurezza dei trasporti. Ma ci chiediamo anche se (e in quanto tempo) verrà ricostruit­o «il ponte di Brooklyn» dei liguri, snodo stradale cruciale per la viabilità, il porto, il turismo e l’economia della Regione. Incombe la paura di altri crolli: diverse case saranno abbattute, ci sono oltre 600 sfollati. Intanto, qualche risposta concreta sta arrivando. Il governo ha decretato lo stato d’emergenza nel territorio del capoluogo ligure per 12 mesi. Sabato 18 agosto, nella giornata di lutto nazionale e dei funerali di Stato, in segno di rispetto la Rai e Mediaset non hanno mandato in onda la pubblicità e non si sono giocate le partite di campionato dei club genovesi: Sampdoria-Fiorentina e Milan-Genoa. I palinsesti televisivi sono stravolti per le dirette sulle ultime notizie e i personaggi del mondo dello spettacolo mandano messaggi di solidariet­à. La ferita di Genova è la ferita del Paese. Un Paese che adesso si augura che la città, piegata, non si spezzi. E che con il suo carattere forte possa presto rialzarsi.

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VITTORIO BRUMOTTI (38)

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