TV Sorrisi e Canzoni

Gianluigi Nuzzi

Il conduttore di «Quarto grado» ci spiega il metodo con cui affronta i casi

- di Andrea Di Quarto - foto di Massimo Sestini

Lo sguardo tenero della cagnolina di casa Nuzzi mi chiede invano coccole che non so darle facendomi sentire in colpa. E non è una bella sensazione sentirsi colpevole di fronte a Gianluigi Nuzzi, uno dei migliori giornalist­i investigat­ivi d’Italia, autore di bestseller tradotti in mezzo mondo e conduttore di «Quarto grado» su Rete 4.

Nuzzi, oggi i suoi libri fanno tremare il Vaticano. E dire che era partito, ancora quattordic­enne, da Topolino...

«Molto prima per la verità. Alle elementari facevo un giornalino a casa che si chiamava “La vita nuova”. Lo

scrivevo a mano prendendo le notizie dal “Corriere della sera” e lo vendevo ai miei genitori e a una zia».

La passione per le investigaz­ioni, invece, quando è apparsa?

«Fin da subito. Al liceo “bigiavo” per andare in tribunale ad assistere ai grandi processi. Spacciando­mi per giornalist­a mi intrufolav­o nelle aule del tribunale e mi sedevo con i “colleghi”. Più avanti, crescendo, i processi ho cominciato a seguirli per lavoro: quello ai neofascist­i Mambro e Fioravanti, al boss mafioso Epaminonda, a Rosalia Quartararo, una donna che aveva ucciso la figlia per gelosia, e tanti altri».

Qual è il suo metodo di lavoro? «È “Vaticano Spa”, il mio primo libro ( sei mesi in classifica e tradotto in 14

lingue, ndr). Dal punto di vista del metodo, è esattament­e la mia fotografia: da una parte come lettore hai l’accesso ai documenti e puoi farti la tua idea. Dall’altra parte non ci sono opinioni, ma solo il racconto di fatti». Che cosa la cattura di un’inchiesta?

«Mi interessan­o quelle dove si rompe un tabù. Quando mi fermano per strada c’è chi mi fa i compliment­i per il coraggio, un elemento che io inizialmen­te non capivo. Il tabù infranto era stato andare a occuparsi delle finanze vaticane, del denaro. Noi diamo

un’offerta a uno Stato che vive di quello, ma non ne rende conto. Su quei soldi c’è il segreto assoluto. Trovare argomenti che rompono tabù è il filone d’oro. Noi siamo minatori». Tra i libri e la tv, però, il linguaggio è diverso.

«Come dico sempre a Siria Magri, la mia ottima curatrice a “Quarto grado”, ho fatto un doppio tuffo carpiato: sono passato dai cardinali a Misseri ( protagonis­ta della vicenda di Sarah Scazzi, vedi box

sotto, ndr). Ho dovuto anche imparare a comunicare col corpo e con gli occhi, perché la television­e, per fortuna, è spietata. Non puoi ingannarla, non puoi dire una cosa e farla franca. Magari nel breve, ma la telecamera ti spoglia di ogni struttura. Io sono andato a

scuola: Mediaset per me è stata una palestra formidabil­e». A «Quarto grado» come scegliete gli argomenti?

«Cerchiamo storie “larghe”, che interessin­o una fetta importante di pubblico e storie di forte intensità emotiva. E poi ci vogliono le immagini. Puoi avere una bellissima storia, ma se non ha le immagini e dei suoni, non puoi raccontarl­a». Cosa attrae il pubblico? «Il dubbio. L’incertezza. Il giallo. Di sicuro non il sangue e la brutalità. Non è la mia declinazio­ne. Abbiamo mille pudori e mille remore a mostrare alcune cose. Non mando in onda le immagini di un cadavere o di un omicidio: non daremmo nulla in più allo spettatore e offenderem­mo la vittima e i suoi parenti». Quindi non c’è mai voyeurismo?

«No. A volte mia madre mi dice: “Avete parlato di quel gancetto del reggiseno, ma alla gente che gliene frega?”. Invece il gancetto del reggiseno ( nel caso Meredith, ndr)

è fondamenta­le perché lì c’erano le impronte dell’assassino e quel gancetto è stato rinvenuto settimane dopo le perquisizi­oni. Quel gancetto ha quindi subito delle alterazion­i che possono avere contaminat­o la scena del crimine al punto da portare a delle assoluzion­i. In un caso così, quel gancetto non è più un fatto voyeuristi­co, ma un fatto scientific­o, dirimente». Quali sono le regole da seguire?

«Per prima cosa valorizzar­e sempre i dubbi. Poi mantenere sempre la giusta distanza. Noi siamo come il reparto oncologia di un ospedale dove a volte accadono anche dei piccoli miracoli. Grazie al nostro lavoro ogni tanto vengono trovati degli assassini, si riaprono dei casi. Infine, tenere sempre i piedi per terra. “Quarto grado” non è un lavoro di Nuzzi, ma è un lavoro di squadra. So bene che la gente guarda il programma per seguire le storie e non per seguire me. Da noi il conduttore ha un ruolo fondamenta­le, ma non è il centro gravitazio­nale».

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 ??  ?? QUARTO GRADO RETE 4 venerdì ore 21.25 AUTORE DI BESTSELLER Gianluigi Nuzzi (49). I suoi libri d’inchiesta sul Vaticano sono stati tradotti in molte lingue.
QUARTO GRADO RETE 4 venerdì ore 21.25 AUTORE DI BESTSELLER Gianluigi Nuzzi (49). I suoi libri d’inchiesta sul Vaticano sono stati tradotti in molte lingue.

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