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Nel nuovo film «Se son rose» sorride dei suoi amori finiti

nel nuovo film Se son rose... sorride degli amori finiti male: «È quasi autobiogra­fico»

- di Paolo Fiorelli - foto di Pigi Cipelli

«Sono cambiato. Riproviamo­ci!». Con questo messaggino alle sue ex (in realtà inviato dalla figlia adolescent­e) il protagonis­ta di «Se son rose...» scatena il terremoto nella sua vita sentimenta­le. E Leonardo Pieraccion­i non cerca neppure di nascondere che nelle donne del film sono davvero ritratte le ex fidanzate della sua vita. «Claudia Pandolfi per esempio sarebbe Laura Torrisi. Avevo proposto la parte direttamen­te a lei, ma mi ha risposto: “Non ce la faccio a dirti anche in un film quello che ti ripeto da dieci anni nella vita vera!”». Ma quel messaggino l’ha mandato anche nella realtà?

«No, perché ho dieci ex e sapevo già che almeno cinque mi avrebbero denunciato. Meglio farci un film. Però potremmo lanciare un’iniziativa tra i lettori: mandate quel messaggino e poi raccontate­ci in quante vi hanno risposto».

Nel caso del protagonis­ta sono in quattro. E gli incontri sono uno più divertente dell’altro.

«Quando hai delle attrici così... Gabriella Pession la conosco da ragazzina, che la chiamavo “cerino” perché era tutta magra e con una cofana di ricci in testa. Con Michela Andreozzi c’è l’intesa dei vecchi amici. Antonia Truppo si è inventata un toscano che non esiste ma è credibilis­simo... Oh, sia chiaro che sono tutte matte. Per fortuna che ho lavorato con una alla volta, perché quando ci siamo visti tutti insieme per la foto del manifesto avevo paura di lasciarci le penne. E Leonardino di qua, e Leonardino di là...».

Però Claudia Pandolfi dice che l’ha lasciata tutto il giorno su una barca sotto il sole e si è scottata i piedi.

«Ma sì, gli attori devono soffrire! E così s’è annoiata un po’, che mi serviva. Nel film mostro i motivi per cui gli amori finiscono, e la noia è il primo. Gli altri sono: il tradimento, la litigiosit­à e quando uno cambia e l’altro no».

Eh già, nel film si ride tanto ma c’è anche malinconia. E nostalgia. Che rapporto ha con questi sentimenti?

«Ne sono dipendente. Mia mamma diceva: “Te sei nato vecchio!” perché a 20 anni già avevo la nostalgia dei 15. Però ho risolto così: nei film ce ne metto giusto un goccio e il grosso lo sfogo nei racconti. Pensi che quando li ha letti Guccini, che non è che sia proprio un allegrone, mi ha detto: “Ma ragazzo mio qui devi fare qualcosa! Ma che mestizia!”». Di cosa ha nostalgia oggi?

«Per esempio di quei bei rapporti d’amore che durano tutta una vita, come quello dei miei genitori. Io li invidio. Ma proprio non ce la faccio. L’amore così è come correre la maratona: c’è chi può e chi non può. Io non “può”. Io ho i tre anni». I tre anni? E cioè?

«Dopo tre anni la relazione non mi funziona più. Ormai lo dico in anticipo alle donne che incontro, così lo sanno. Se son rose, sfiorirann­o». Altri consigli d’amore?

«Depenalizz­iamo il tradimento. Dovrebbe passare da reato grave a infrazione ordinaria, di quelle che te la cavi con una multa. Sissignore, oggi basta una distrazion­e per mandare all’aria coppie perfette. Ma come si fa a non essere tentati ogni tanto? Il tradimento è

grave solo se viene dal cuore, e se invece... ci siamo capiti».

Dopo questo film cosa farà?

«A Natale torno in teatro insieme a Carlo Conti e Giorgio Panariello. Naturalmen­te li ho costretti io. Quando li chiamo, Carlo fa il finto pigro: “Va bene, basta che non andiamo troppo lontano...”. Giorgio invece ci fa impazzire col suo perfezioni­smo. È capace di tenerci un pomeriggio a provare la posizione dei riflettori».

A proposito, sbaglio o una delle comparse di «Se son rose...» è un certo Carlo Conti?

«L’ha riconosciu­to? È una sorta di scherzo che c’è tra noi: lui viene sempre a trovarmi sul set e io lo ficco in una scena, per la disperazio­ne del direttore della fotografia. È così abbronzato che bisogna cambiare tutte le luci, se no viene scuro. Carlo appare per due secondi, ma non scriva dove. Vediamo se gli spettatori se ne accorgono».

Di sicuro si accorgeran­no di un’altra attrice. Com’è lavorare con sua figlia Martina, che ha 7 anni?

«Difficile, anche se ha fatto solo due scene. Mi dà una mano ma in realtà si diverte di più con i pattini, per cui pretende che al suo arrivo sul set sia tutto già pronto: viene, gira la scena e se ne va a giocare. “Papà, o così o niente”. Neanche la Loren è tanto esigente».

 ??  ?? «LAUREATO» 23 ANNI FA Leonardo Pieraccion­i è nato a Firenze il 17 febbraio 1965. Da «I laureati» (1995) a oggi ha diretto 13 film.
«LAUREATO» 23 ANNI FA Leonardo Pieraccion­i è nato a Firenze il 17 febbraio 1965. Da «I laureati» (1995) a oggi ha diretto 13 film.

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