DEVO STUDIARE IL NAPOLETANO
Esimio direttore, cosa è mai un apostrofo? Il segno grafico che indica la caduta di una lettera proprio in quel punto. La lingua napoletana ne ha tanti, specie per gli articoli: ‘a pizza, ‘o sole mio... Così, in questi due esempi banalotti, l’apostrofo indica appunto la caduta della elle (la pizza, «lo» sole). Vien da sé che metterlo dopo la «o» - come fa il suo spiritoso titolista per il «suo» Pizzofalcone dell’editoriale - non significa un bel niente, ed è errore grave, anche se arriva l’ispettore Lojacono in persona ad autorizzarla! Si dice che noi napoletani siamo dappertutto, possibile che non ce ne fosse uno nella sua redazione a suggerirle il modo esatto di scriverlo? Piccole cose, per amor di indigena precisione lessicale.
Carlo Animato
Caro Carlo, prima di tutto, no, sembra incredibile ma purtroppo non c’è un napoletano in redazione. E nel merito, mi assumo le mie responsabilità: quel titolo («O’ Pizzofalcone mio») l’ho fatto io. E l’errore quindi è tutto mio. Volevo parafrasare «‘O sole mio» (ora grazie a lei forse ho usato l’apostrofo in maniera corretta) e mi è scappato uno strafalcione. Ben mi sta. La cosa mi fa ancora più male perché, l’ho scritto mille volte, io adoro Napoli e il mio sogno è un giorno poterci andare a vivere. Ma se sbaglio cose tanto elementari, come potrò mai sentirmi uno di voi?