Franca Leosini
Sapete chi sono le «leosiners»? A Sorrisi ce n’è una, che ci apre le porte su un mondo pieno di sorprese...
Torna con una puntata speciale di «Storie maledette» sulla strage di Erba ...........
N «on chiamarmi signora, chiamami Franca e diamoci del tu. Le signore stanno nei salotti, noi stiamo in strada » . Franca Leosini inizia tutte le conversazioni con le colleghe giornaliste così. Con il tu in tutta la sua «franchezza», unita a un pizzico di autoironia che non guasta mai. Specie di questi tempi, quando la categoria dei professionisti dell’informazione viene sbeffeggiata e lei, donna Franca, per pronta risposta, allude al mestiere più antico del mondo (che non è il nostro). Della regina del noir giudiziario in tv sono stati fatti tanti ritratti negli anni, ma questo è diverso. Perché parte da una confessione che a Franca farebbe alzare il sopracciglio: io sono una «leosiner», una sua fan accanita. Quindi ho esultato alla notizia che il 16 dicembre ci sarà uno speciale di «Storie maledette». Sono subito andata a leggere i commenti nel gruppo Facebook «Uccidere il proprio partner solo per essere intervistati da Franca Leosini» (www.facebook. com/FrancaVitaMia/) e poi, come tutti gli altri appassionati, mi sono fatta una serie di domande.
Quali orecchini indosserà?
Ci sono gli inossidabili bottoni dorati, le foglioline sbrilluccicanti che ha sfoggiato all’ultimo Sanremo, i pendenti discreti. Quali orecchini metterà stavolta la nostra Franca? Elegante e impeccabile, ancorata ai ruggenti Anni 80 nei colpi di sole della messimpiega cotonata, nei tailleur dalle spalle importanti («Le giacche me le compro io») e nei pantaloni da «Una donna in carriera». Le gambe scoperte distraggono dal caso da seguire, sostiene da sempre lei. Che dosa le gonne come le ospitate televisive: «Ritengo che sia giusto non affliggere il pubblico con presenze invasive» si schermisce discreta. E intanto aspetta la domenica sera in cui andrà in video per riguardarsi e autogiudicarsi. Inflessibile.
A chi rifilerà la polpetta al veleno?
Dalla sua prima esplosiva intervista allo scrittore Leonardo Sciascia («Le zie di Sicilia«), in cui l’autore siciliano denunciava le responsabilità delle donne nella cultura mafiosa, fino a oggi, Franca Leosini ha saputo stanare passioni e passi falsi dei protagonisti delle inchieste giudiziarie che hanno fatto più
scalpore. In prigione ha incontrato, tra gli altri, Rudy Guede, condannato a 16 anni per il delitto di Perugia, e Luca Varani, 20 anni di reclusione per il tentato omicidio dell’ex fidanzata Lucia Annibali, sfregiata con l’acido da due uomini mandati da lui. Ha inchiodato alle sue contraddizioni Celeste Saieva, la donna di Sciacca che dal 2013 sta scontando 30 anni di prigione per avere ordito l’omicidio del marito assieme all’amante: «Celeste, il cervello non è una polpetta piazzata al centro della testa, è un muscolo che va adoperato» le fece notare. E da quel momento le polpette sono diventate un elemento ricorrente della narrazione leosiniana. Anche quelle private, casalinghe: «Che io faccia le polpette o le storie maledette, per lui non c’è differenza» sospirò una volta la giornalista, all’anagrafe Franca Lando e figlia di un importante banchiere, a proposito di suo marito Massimo, che le ha regalato il cognome e due figlie amatissime. E che la segue fedele, sempre un passo indietro, nelle occasioni mondane. Le polpette in questione sono facili da preparare, rigorosamente senz’aglio. «È più complicato preparare una puntata» assicura lei. «Come cucinare una bistecca. È la cosa più difficile: o è fatta benissimo o è una schifezza».
Avrà con sé il suo quadernone?
Se lo chiedono tutti i suoi « aficionados » eccellenti, da Christian De Sica ad Antonella Clerici, da Giuseppe Tornatore a Matteo Garrone passando per Andrea Camilleri: co- sa tirerà fuori Franca dai faldoni? A me piace immaginarla a casa sua, un po’ a Napoli, un po’ a Roma, un po’ a Capri, dove va in vacanza, mentre setaccia pagine e pagine di appunti sul lettone alla ricerca di un dettaglio, di un particolare su cui puntare «il ditino birichino». Pagherei cifre folli per accaparrarmi all’asta una delle sue famose lettere scritte a mano agli assassini. Per un foglio autografo del mitico quadernone con le domande segrete, quello mostrato ai fan, dove si vedevano le note di solfeggio che servono a dare il ritmo alla sue obiezioni. Alle argute sottolineature: «Non se lo ricorda? Glielo ricordo io».
Conierà nuovi tormentoni?
Donna Franca è tutt’uno con le sue perle linguistiche. Lei detesta quell’italia- no lì, «un po’ abborracciato». Forte della sua laurea in Lettere lo preferisce aulico, « dannunziano » come ebbe a rimarcare il critico televisivo Aldo Grasso, poco incline alla solennità espressiva della nostra. Ma, ammettiamolo, chi può resistere oltre che agli «ardori lombari», a quelli lessicali? «Come funziona una coppia lo sanno solo lui, lei e qualche volta lo spazzolino da denti» in contesti «criminosi» poteva dirlo solo lei, la Leosini, che nella sua lunga carriera televisiva ha anche diretto la rivista femminile «Cosmopolitan». Per non parlare di quando, con atteggiamento da zia che la sa lunga, fece notare a Sabrina Misseri, all’ergastolo per l’omicidio di Sarah Scazzi ad Avetrana: «Brad Pitt in confronto a Ivano è un bipede sgualcito!». Dandole poi della « babbalona » . Aspettiamo, dunque, nuovi usi creativi e multisensoriali degli aggettivi dopo la « buia quaresima » , il « dolore asciutto » , il « fiato marcio » , lo « sguardo unto» e la «sontuosa imbecillità » . Personalmente sono già sintonizzata su Raitre. Ingorda, in fibrillazione. O, pescando ancora dal vocabolario di Franca, « tirata come un elastico strapazzato » .