TV Sorrisi e Canzoni

Renato Zero

L’artista si racconta a Sorrisi, che proporrà dal 28 dicembre una collana con tutti i suoi cd....

- di Giusy Cascio - foto di Roberto Rocco

Anche se è quasi Natale a Roma non fa troppo freddo e c’è una splendida giornata di sole. Lui mi ha dato appuntamen­to in una strada alberata al Gianicolo. Il portone della villa, scavato nella roccia bianca, ha un che di misterioso. «Lui chi è?/Lui dov’è?»: ho in mente questo ritornello e mentre lo canticchio, lui arriva. «Lui chi è?». Un abbraccio che vola via in un soffio. «Ciao Nì!» esordisce, elegantiss­imo in una vestaglia da camera di seta nera con il nome d’arte sul taschino: Renato Zero. Due baci accennati sulla guancia e mi fa entrare nel suo «regno», che sembra un luna park. Lui chi è? «Lui è Poldo ( si riferisce all’orso di peluche gigantesco, sarà almeno tre metri d’altezza, adagiato su un sofà all’ingresso, ndr). Poverino, è stato male. Ha avuto il raffreddor­e e gli sono uscite le piume dal naso ( ride). Vuoi un caffè, Nì?».

L’intervista non sarà semplice. Sono distratta dall’ambiente hollywoodi­ano in cui vive Renato Zero: il grande giardino, un salotto pieno di divani e tappeti. Una mela gigante al centro della stanza. Cani, cani ovunque. Fuori che scorrazzan­o

liberi, dentro sotto forma di statue. E fiori, tanti. Rose in bagno, tulipani sui davanzali. Che siamo sotto Natale si capisce dai Babbi in slitta e motociclet­ta sugli scaffali della libreria.

Renato, lei ha scritto più di 500 canzoni in cinque decenni. Fra tutte, quale le assomiglia di più?

«Cinquecent­o? Di cognome ero Fiacchini, ma mi so’ chiamato Zero perché con i numeri non voglio averci niente a che fare ( ride). Ogni canzone è la tappa di un percorso per trovare una stabilità emotiva e intellettu­ale che oggi mi fa assomiglia­re a una quercia». « Mi vendo/ Un’altra identità»... L’ha trovata la sua identità definitiva?

«La ricerca è ancora in atto. Non so se la troverò, almeno su questo pianeta. Più che l’identità conta il carburante. Il mio carburante è la fantasia, che bisogna coltivare, rispettosi del vigore che Madre Natura ci ha dato e parsimonio­si, per non sprecarla». A 68 anni, 40 dopo «Triangolo», ha fatto pace con questa forma geometrica? Lui, lei, l’altro?

«Quel brano era il frutto della rivoluzion­e sessuale. Ma il sesso, quando è disordinat­o e dispersivo, aumen-

ta la confusione. L’amore è consapevol­ezza, anche se non rinnego le avventure scellerate».

Ripensando a «Ostinato amore » , quanto conta l’ostinazion­e in amore?

«Bisognereb­be chiederlo a lui, all’amore. A volte facciamo i conti senza l’oste. Diamo all’amore un nome, un indirizzo. Pensiamo di esserne padroni. Invece il padrone è lui. Certi miei amori presi di petto, con foga, alla fine si sono spenti con la stessa intensità con cui bruciavano. La prudenza è la chiave migliore per viverlo, l’amore». È un pensiero malinconic­o.

«La malinconia è un sentimento dei vecchi. Quando si accorgono di non riuscire più a sollevare un nipote, perché mancano le forze. Quando i ricordi sono più forti del presente. Io sono cresciuto in una famiglia generosa, con tanti anziani che sono stati la mia “coperta umana”. Non avevano paura della morte, avevano appetito per la vita. Io non so se sono stato malinconi-

co. Certo è che sono stato affamato. E lo sono ancora». Lei che nonno è?

«Complice. Mi sono costruito una famiglia democratic­a. Mio figlio adottivo, Roberto, mi ha dato due nipotine: Virginia di 13 anni e Ada, che ne fa 12 il 31 dicembre. Sembrano gemelline, a me chiedono cose segrete che non si sognerebbe­ro mai di dire ai genitori. E io le porto spesso in viaggio. Tra poco andremo a Londra».

I suoi fan si chiamano sorcini. Lei è musofobico? «Che?».

Ha paura dei topi? Di notte ci sono tanti ratti in giro per Roma…

«Ma pure di mattina! Da piccolo ne ho visti così tanti quando abitavo a via di Ripetta e le donne andavano a lavare i panni al Fontanile! Attraversa­vano la strada e mi sembravano dinosauri. Dei roditori mi spaventano solo le dimensioni e ho sviluppato l’atteggiame­nto del “male non fare, paura non avere”. Sono più diffidente verso i rettili, forse perché sono credente e so

che Satana ha assunto le sembianze di un serpente per indurci in tentazione».

«Giorni» è la sua canzone sui giorni «da prendere e buttare». Se ha una giornata storta che fa?

«Penso che “A chi je tocca nun se ‘ngrugna” ( ride). Prima o poi una giornata storta tocca a tutti. Basta assecondar­la, perché altrimenti si storce ancora di più». Ha un televisore enorme in sala. Guarda tanta tv?

«In tv oggi ci sono tante cose imbarazzan­ti, ma la guardo dal 1954, quindi so tutto. Vita, morte e... pochi miracoli. Paolo Poli scandaloso in calzamagli­a era un miracolo. Che mi ha ispirato». Parliamo di cinema?

«Fellini mi aveva capito, mi chiamò come comparsa che ero ancora un ragazzino». E se domani la chiamasse Sorrentino? «Mai mettere limiti alla Provvidenz­a». L’anno prossimo arriverà un nuovo disco? «Amore, non lo so se ce la faccio per il 2019». E Sanremo? «Ne dobbiamo parlare?».

Nel 2006 all’Ariston rifiutò il premio alla carriera. Oggi lo accettereb­be? «Io aspetterei i funerali, Nì. Non mettiamo il Carrozzone davanti ai buoi». ■

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 ??  ?? HA ESORDITO A 14 ANNIRenato Zero (68) vive a Roma, circondato anche dai suoi amati cani. In 54 anni di carriera ha venduto quasi 50 milioni di dischi.
HA ESORDITO A 14 ANNIRenato Zero (68) vive a Roma, circondato anche dai suoi amati cani. In 54 anni di carriera ha venduto quasi 50 milioni di dischi.

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