TV Sorrisi e Canzoni

Così ho costruito la grande armonia

- di Stefania Zizzari

Siamo alla fine del Festival di Sanremo e il direttore artistico Claudio Baglioni parla solo con Sorrisi. Il bis gli era stato chiesto il giorno dopo la fine dell’edizione dello scorso anno, con un grande mazzo di rose rosse. «Un mazzolon di fiori» scherza lui. E dopo aver detto di no per quattro volte ha accettato per senso di responsabi­lità: «Non mi piaceva che si pensasse: “Ci ha provato una volta, gli ha detto bene, ha vinto e se ne è andato portando via tutta la posta”. Mi sono detto: “Errare è umano, perseverar­e è artistico”. E così mi sono ritrovato ancora a cimentarmi con la cosa più difficile della mia vita. Ho pensato che il cammino non fosse proprio finito e che si potesse fare una seconda edizione, andando a creare ancora di più il connubio tra innovazion­e e tradizione. E poi, come per il Gran premio della montagna, una volta che tagli il traguardo ti dimentichi le salite e ricordi solo le discese».

Ed eccolo qua, un anno dopo, con il suo secondo Sanremo ormai alle spalle. «Sarà il Festival dell’armonia» aveva promesso alla vigilia di questa 69ª edizione. «Lo stesso numero 69 mi ricorda il simbolo cinese dello Yin e dello Yang dove gli opposti si incontrano. L’idea è di composizio­ne, di armonizzaz­ione di mondi diversi, sia dal punto di vista musicale che da

quello dello spettacolo».

E non c’è dubbio che dal punto di vista degli artisti in gara ci sia riuscito, con un cast che ha messo insieme cantanti affermati e giovani leve, artisti indipenden­ti e nomi più popolari. «Nella scelta del cast ho la coscienza a posto, con la commission­e selezionat­rice abbiamo scelto le 24 proposte su circa 400, con l’idea di offrire una fotografia reale del panorama musicale contempora­neo. Il risultato? Mi sono fatto 24 amici e 376 artisti che se potessero ammazzarmi lo farebbero ( ride)! Anche perché faccio pure il loro mestiere...».

È stato in fondo un Festival simile a quello dello scorso anno, un Festival che Baglioni definisce «popolar-nazionale». «L’internazio­nalità è già nel nome di Sanremo, che è conosciuto in tutto il mondo, e nel fatto che ospiti come Andrea Bocelli, Riccardo Cocciante o Eros Ramazzotti siano artisti internazio­nali a tutti gli effetti».

Sul palco, con lui, i compagni di viaggio Claudio Bisio e Virginia Raffaele: «L’anno scorso avevo finito tutta la mia dose di autoironia e mi sono detto: “Devo trovare due che si prendano sulle spalle la leggerezza, la voglia di intrattene­re e la voglia di appassiona­re”. E così è stato. Sono due talenti incredibil­i». Quanto agli ascolti, sono stati ottimi nonostante non si sia ripetuto l’exploit del 2018.

Di una cosa il “dirottator­e artistico”, come lui stesso si è definito, è particolar­mente soddisfatt­o: «Il dirottamen­to è andato anche verso l’affetto del pubblico più giovane. Nella terza serata l’età media dei cantanti in gara che si sono esibiti era di 37 anni. Una cosa sorprenden­te per Sanremo, e mi piace pensare che “i piccoli telespetta­tori crescono”. È come se fossimo andati a fare un po’ di legna, che sarà una buona sostanza per la television­e futura».

Una delle cose più difficili del lavoro del direttore artistico? Convincere gli artisti a salire sul palco dell’Ariston: «Sembra stregato» scherza lui. «Non sa quanti mostri sacri, tra cantanti, comici, attori e performer vari, rifuggono da quel palcosceni­co: “Sanremo? Ma che sei matto?” mi sono sentito dire più di una volta».

E allora, la fatidica domanda: sarebbe disposto a fare il Festival anche il prossimo anno? «Sarà la 70ª edizione e potrei fare, dopo il dittatore e il dirottator­e, l’aggressore artistico. È un impegno grande, perché bisogna sempre dimostrare di poter fare di più e diversamen­te. Un po’ di voglia ci potrebbe essere. Ma dopo 50 anni di carriera, mi piacerebbe potermi dedicare alle cose che mi riguardano e farmi un po’ meno nemici: fare ancora una volta il direttore artistico significhe­rebbe avere addosso 350 macumbe di altri artisti che non arrivano all’Ariston».

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PROTAGONIS­TA Il direttore artistico Claudio Baglioni (67) fa il suo ingresso in scena all’Ariston. Nelle foto in alto è con i due conduttori, Virginia Raffaele (38) e Claudio Bisio (61). 23

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