TV Sorrisi e Canzoni

COM’È DIFFICILE ESSERE SINCERO

ALESSANDRO PREZIOSI È IL PROTAGONIS­TA DELLA SERIE DI CANALE 5 NON MENTIRE. E A SORRISI CONFIDA...

- di Stefania Zizzari - foto di Fabrizio Di Giulio

Ore 11.30, piazza del Popolo a Roma. L’appuntamen­to con Alessandro Preziosi è in un bar. Lui non si vede. «Pronto Alessandro? Io sono arrivata, tu dove sei?». «Anch’io sono arrivato ma non ti vedo. Sono all’ingresso della redazione di Sorrisi a Segrate, accanto al laghetto con le anatre...». C’è un attimo di silenzio (il mio) e poi una fragorosa risata (la sua): «Sto scherzando, sono qui fuori, ti vedo dal vetro del bar». Lo scherzo ha un precedente. Nel 2005 Alessandro mi invitò sul set di “Elisa di Rivombrosa” ad Agliè, vicino a Torino, per raccontare la lavorazion­e della fiction. Peccato che si fosse sbagliato facendomi andare in un giorno in cui lui non girava. «Non è vero» interviene lui ridendo. «Io ti avevo detto il giorno giusto, ti ricordi male». La mia versione è diversa, ovviamente. Ma il punto è: chi ha ragione? In fondo, è la parola dell’uno contro la parola dell’altra. Come si fa a stabilire la verità? Questo aneddoto è solo un piccolo esempio sul quale ancora scherziamo divertiti, ma la questione sul rapporto tra verità e menzogna è al centro della nuova serie tv di Canale 5 “Non mentire”, diretta da Gianluca Maria Tavarelli, di cui Preziosi è protagonis­ta accanto a Greta Scarano.

Alessandro, in questo caso la vicenda è ben più seria.

«Sì. Si tratta di un uomo, un noto cardiochir­urgo, e una donna, la professore­ssa di italiano del figlio di lui, che escono a cena, si piacciono, passano una bella serata. Sembra un appuntamen­to perfetto. La mattina dopo lui è così contento che manda un messaggio alla donna chiedendol­e di rivederla presto, mentre lei, stordita e confusa, va alla polizia e lo denuncia per stupro. Lui non nega la relazione della notte precedente, ma sostiene che sia stato un rapporto consensual­e. Non ci sono prove, solo le due testimonia­nze a confronto. Ognuno con la sua verità. Spetta alla polizia scoprire come sono andate veramente le cose».

È un thriller psicologic­o.

«Questa fiction è un’indagine sulla capacità dell’essere umano di dire la verità e credo che il dubbio più grande nasca da come ognuno di noi vede la realtà. È come se in quell’incontro ci fosse stato un cortocircu­ito e non si capisca realmente che cosa sia accaduto. Come se ne esce? Arrivi a un punto in cui puoi farla franca, ma non con la tua coscienza».

Ti viene facile raccontare le bugie? In fondo sei un attore...

«No, io coloro la realtà. Se vedo un tramonto e te lo voglio raccontare, quel tramonto diventa una sinfonia, la dimostrazi­one dell’esistenza di Dio. Ho sempre amato, nel racconto, amplificar­e le cose. Questo dal punto di vista romantico è molto bello, ma nella vita di tutti i giorni mi sono reso conto nel tempo che era un modo per non vedere la realtà

per quello che era davvero, ma sempre con una luce migliore. E così anche per le persone». E non è un bene?

«No, non sempre. Ti rendi conto che il racconto che fai a te stesso poi finisce per farti del male». La prima bugia che hai detto ai tuoi genitori?

«Avevo 18 anni e per la seconda volta fui bocciato all’esame per la patente. Veniva giù una pioggia molto forte. Tornai a casa dicendo che il temporale aveva fatto “volatilizz­are” il capannone della motorizzaz­ione e non ero riuscito a fare l’esame. E per spostare l’attenzione da un’altra parte ho anche aggiunto che mi avevano rubato il motorino». La reazione dei tuoi?

«Prima la risata, poi le mazzate. Con la fantasia del capannone “volatilizz­ato” diciamo che ho guadagnato 10 secondi prima dell’arrivo delle mazzate e dello tsunami vero che mi travolse ( ride) ». Quando racconti una bugia ti scoprono?

«Sempre. Non ricordo una volta in cui sia riuscito a farla franca». Perché? «Non lo so. Ma in fondo mi piace la verità e alla fine il

destino mi porta sempre lì». E in amore?

«Sono sempre stato scoperto. Per fortuna. Le bugie in amore sono un modo per fare chiarezza, possono essere una svolta perché a quel punto impari il perdono. Soppesi di più il sentimento che hai per quella persona perché se sei disposto a perdonare una bugia capisci quanto vale il rapporto». Hai mai scoperto una bugia della tua compagna?

«Sì. E ho perdonato. Ma anche sulla base del fatto che avendone dette, perché non dovrei perdonare? Ma non sempre ho fatto bene». Quindi non sei un profession­ista della bugia...

«Macché, io mi scordo le cose che ho detto. A volte dico di essere in un posto e invece mi trovo in un altro. “Ma non mi avevi detto che eri a Milano?”. E io: “Perché, questa non è Milano?” ( ride) ». La tua bugia più grande?

«A 16 anni presi la carta di identità di mio fratello che ne aveva 18 per fare il provino al “Bandiera Gialla” come imitatore. Avevo preparato un mix tra Verdone, Troisi, Benigni, Ornella Vanoni, Gino Paoli, Maradona, Aldo Fabrizi e Paperino. Cominciai a esibirmi spac-

ciandomi per mio fratello». Almeno vi somigliate tu e tuo fratello?

«Siamo diversissi­mi. Ero proprio un incoscient­e totale, infatti mi scoprirono subito. E mi cacciarono». Hai due figli di 12 e di 23 anni, ti raccontano bugie?

«Sì, ma me ne accorgo subito e non mi piace per niente. Loro mi dicono: “Ricordati di

quando eri ragazzo, anche tu le raccontavi”. Io me lo ricordo, ma le ho dovute dire perché vivevo in una situazione di grande severità». Erano così severi i tuoi?

«Sì, ma l’eccessiva severità l’avevano a loro volta ereditata. Poi ammetto che avevo un bel caratterin­o. Davo fuoco ai tappeti, tagliavo i divani col taglierino. Quando mia ma-

dre invitava gli amici la risposta era: “Sì, però Alessandro non è in casa, vero?”. Mio fratello non mi voleva prestare le sue cose ed era costretto a chiuderle nei cassetti col lucchetto. Non mi dava il motorino, una volta gliel’ho preso rompendo la catena con le tenaglie. E me l’hanno rubato... Sfortunato, eh?». Mai bluffato ai provini?

«Per “Elisa di Rivombrosa” dissi che sapevo andare a cavallo e non era vero ( ride) ». Quante bugie mi hai detto in questa intervista?

«Se te le ho dette non me ne sono accorto. Bisognereb­be mettere un numero verde qui sotto e chiedere: “Secondo voi Alessandro Preziosi ha raccontato bugie? Trovatele!”».

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SUL SET Alessandro Preziosi(45) con Greta Scarano (32) nella fiction. Lui è un neurochiru­rgo, lei un’insegnante.
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CON SUO “FIGLIO“Preziosi e Riccardo De Rinaldis Santorelli (19),che interpreta suo figlio nella fiction. Nella realtà, l’attore ha due figli: Andrea Eduardo (23), avuto da Rossella Zito, ed Elena (12), da Vittoria Puccini.
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