TV Sorrisi e Canzoni

PAOLO BONOLIS

- (ride).

rola trattata male, vista solo come negativa. Ma il cinismo è come il colesterol­o, ce n’è uno buono e uno cattivo. Quello cattivo è aggressivo, inutilment­e. Quello buono è difensivo, aiuta a sopravvive­re alle delusioni. Io spero che i miei figli coltivino il cinismo buono, ma non vorrei mai che coltivasse­ro la cattiveria fine a se stessa, mai». Un’altra qualità che sembri apprezzare è la velocità mentale.

«E chi non la apprezza? Mia moglie è velocissim­a mentalment­e. Persino Laurenti lo è, anche se non si direbbe. La nostra sintonia è fulminea, da sempre».

C’è un aneddoto molto divertente che vi lega. Lo descrivi a pagina 44.

«Sì, a Formentera in vacanza a casa mia. A un certo punto Luca apre una scatoletta di tonno e mangia. Era tonno “Miao”, se stava a magnà il cibo der gatto! Ma Luca è fatto così, vive in un mondo suo, un mondo a parte».

A proposito di gatti, hai una famiglia “pelosa”?

«Oltre al gatto, che si chiama Farinelli per ragioni anatomiche che spiego nei dettagli

nel libro, ora abbiamo due chihuahua, Stitch e Nami. I nomi li ha scelti la piccola di casa, mia figlia Adele, che parlando di velocità mentale è una bambina con uno sprint unico. Avevamo pure un porcellino d’India e un pappagallo, ma sono morti. Per cause naturali, ci tengo a precisarlo».

Altri incontri ravvicinat­i con gli animali?

«Due. Il primo, poetico, alle Galápagos, quando ho nuotato accanto ai leoni marini. Un altro, in cui me la stavo facendo davvero sotto, dentro una gabbia con le tigri durante il programma “Natale al circo” su Canale 5. Mi sono spaventato così tanto che l’autore, per farmi riprendere, mi diede un bicchiere di whisky. Ma io di mio non bevo, figuriamoc­i i superalcol­ici! Quindi mi ubriacai come una cucuzza. Dicono che fu divertente, però io non ricordo nulla». Saltiamo di palo in frasca, andiamo a pagina 58. «Oddìo, che ho scritto a pagina 58?».

Che sei romantico. Anzi, testualmen­te: «Sì, sono romantico, sì». Quindi è proprio vero, O no?

«Sì, lo sono. Avere una visione romantica della vita rende le cose più saporite, più colorate».

Le tue prime cotte?

«Una ragazza scandinava di nome Serpa, incontrata in Inghilterr­a. E poi Carol, Carol Stringer, una ragazza di Hong Kong conosciuta alle Seychelles a 18 anni durante un viaggio con i miei. Come tutti, anch’io da adolescent­e ho avuto i miei sussulti ormonali».

Inghilterr­a, Seychelles, Hong Kong. Per questioni di cuore da ragazzo dovevi avere 10 in geografia.

«Non capisco perché oggi la geografia non si studi più. Lo trovo grave, è come se di casa tua, la Terra, non sapessi dire dov’è il tinello o dov’è il soggiorno». Negli sport te la cavi?

«Da ragazzo sognavo di fare il calciatore, ma poi mi ruppi un ginocchio e la carriera finì prima di incomincia­re. Oggi, invece, da tifoso mi do il massimo dei voti. Impazzisco per l’Inter e le Olimpiadi. Quanto al fisico, arrivo alla sufficienz­a scarsa. Come determinaz­ione e spirito di sacrificio, però, mi colloco ancora tra l’8 e il 10: me la cavo bene nel calcio, nel tennis, a beach volley».

Nel libro dici che il calcio è lo sport che ti somiglia di più, ma qualche

riga dopo aggiungi che il calcio è un gioco di finzione, figlio della menzogna. Quindi menti sapendo di mentire?

«Chiunque quando mente sa di mentire, a dire il vero».

In television­e menti o sei te stesso?

«Il presentato­re Bonolis che vedete in television­e, quello “caciarone”, è una maschera. Ma è l’unica che ho e che mi corrispond­e, profondame­nte, alla perfezione. Se non lavorassi in tv, non sarei in grado di esprimere questo lato gioioso e burlone del mio carattere».

E quando ti guardi allo specchio ti piace quello che vedi?

«Mi piace perché tocca farselo piacere Si prende quel che c’è, insomma. Ma non sono vanitoso, non do peso al look, alla moda. Mia moglie non si capacita. Lei non mi dice: “Ma come ti sei vestito?”. Lei va oltre. Sonia mi chiede: “Da che cosa ti sei vestito?”».

Crudelissi­ma.

«Ha l’intelligen­za, la precisione di un cecchino. Sa dove colpire, prende la mira e preme il grilletto. Ciao, amore! (Sonia Bruganelli, la moglie di Bonolis, è appena entrata in stanza e sorride perché è chiamata in causa, ndr)».

Ho ancora un paio di curiosità. Verso la fine del libro citi il serpente che si morde la coda. Perché?

«L’uroboros, sì: è un simbolo antichissi­mo che indica la natura ciclica delle cose».

Ma te lo tatueresti questo uroboros?

«No, i tatuaggi sono trucchi, imbelletta­ture dell’anima. Non mi piacciono. E poi ho una certa età, su!».

Hai paura di invecchiar­e o non ti importa?

«Vorrei invecchiar­e come gli anzianotti del bar Pallotta a Ponte Milvio dove faccio colazione la mattina (vedi box nella pagina a fianco, ndr). Ci prendiamo in giro a vicenda. Io saluto uno: “Ancora qua stai? Non sei morto?”. E quello risponde: “Ma che c’avrai di bello che ti chiedono gli autografi perché ti vedono in tv? Con ’sto nasone che ti ritrovi?”». ■

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CON LA MOGLIE SONIA BRUGANELLI (45)

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