CHIEDI CHI COPIAVA DAI BEATLES
È uscito un libro sulle controversie tra musicistisfociate in tribunale: l’autore Michele Bovi ci racconta le più curiose
Tra i tanti musicisti che sono stati vittime di plagi ci sono anche i Beatles. Se volete sapere quando e perché, andate a pag. 38
Da Giacomo Puccini a Claudio Baglioni, da Domenico Modugno a Laura Pausini, da Biagio Antonacci a Eros Ramazzotti, da Jovanotti ai Modà: non c’è celebre artista nella storia della musica italiana che non abbia avuto noie con la giustizia a causa del proprio lavoro e di presunte somiglianze con registrazioni preesistenti. Il mio libro “Ladri di canzoni” racconta 200 anni di liti musical-giudiziarie. Ve ne racconto alcune clamorose.
Origini napoletane
Capostipite dei capolavori del repertorio partenopeo, “Santa Lucia” fu scritta esattamente 170 anni fa e detiene il primato delle violazioni subite in materia di diritto d’autore. Oggetto originariamente di due vertenze a causa del cambio del testo da napoletano a italiano, è stata ripetutamente manipolata dal mercato statunitense con numerose attribuzioni autoriali. Nel 1961 fu trasformata in “Little lonely one”, successo internazionale per diversi interpreti, diventato poi paradossalmente una cover italiana per Adriano Celentano dal titolo “Non essere timida”, senza il minimo riferimento ai due veri creatori Teodoro Cottrau ed Enrico Cossovich. Furono dimenticati da tutti, persino da Elvis Presley, Luciano Pavarotti e Andrea Bocelli.
Antoine e i Beatles
Nonostante i quattro di Liverpool siano stati dei capiscuola imitati da tanti, persino John Lennon e George Harrison subirono condanne per plagio. Ma soltanto una volta furono loro a trascinare un artista in tribunale. Accadde nel 1966, quando il loro editore parigino denunciò il cantautore Antoine per il brano “Votez pour moi”, simile a “Yellow Submarine”. Antoine si difese affermando che entrambe le canzoni erano identiche a una sonata di Franz Shubert del 1820. La sentenza arrivò nel 1970: il cantante francese fu condannato a pagare mille franchi più il risarcimento di quattro anni di spese legali e al ritiro dal mercato di “Votez pour moi”.
Vendetta britannica
Giacomo Puccini era scomparso da sei anni quando il Tribunale di Londra commise un vero oltraggio nei suoi confronti. Gli autori inglesi Jack Walker e Joseph Tunbridge misero in scena nel 1930 la commedia musicale “Ali d’argento” con una romanza che era il plagio palese di “Un bel dì vedremo”, l’aria più famosa di “Madama Butterfly”. Alla denuncia dell’editore Ricordi, il giudice britannico Sir Arthur Luxmoore rispose con una sentenza che adottando per la prima volta la formula di “plagio inconsapevole” mandò assolti gli imputati. Trent’anni dopo, quando il Beat elevò l’Inghilterra a polo mondiale della musica e alcuni editori, autori e artisti italiani abusarono nel catturare brani oltremanica senza le dovute ricompense, non ci furono eccessive proteste. Forse per merito (o per colpa) del peccato originale di Luxmoore.