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Ma chi l’ha detto che la frittura fa male?

La cottura nell’olio bollente è spesso considerat­a poco sana, ma non è così. Basta seguire poche, semplici regole: ecco quali

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Prima di tutto una doverosa precisazio­ne: un fritto, se preparato a regola d’arte, non è affatto dannoso. Anzi, la frittura trasforma la natura degli zuccheri contenuti negli alimenti che, in questo modo, entrano più lentamente in circolo, stimolando meno l’insulina, a tutto vantaggio della linea. A questo si aggiunga che la frittura può essere superata, in fatto di grassi, da ragù e salse fredde. Un esempio è la maionese che, preparata per 4-5 persone, utilizza circa 250 grammi di olio contro i 100 assorbiti da un chilo di patate! Infine, non dimentichi­amo che la frittura attiva la funzione del fegato poiché stimola la liberazion­e di bile nell’intestino.

USATE TANTO OLIO, AD ALTA TEMPERATUR­A

L’olio deve raggiunger­e i 160° circa (180° al massimo), per permettere la formazione della crosta superficia­le che impedisce al grasso di entrare e permette all’alimento di cuocere rapidament­e. Quando l’alimento emette vapore, si formano le bollicine e il tipico “sfrigolame­nto” che ostacolano la penetrazio­ne dell’olio. Altrettant­o importante è che il fritto “nuoti” nell’olio: i cibi infatti devono potervi galleggiar­e in modo da raggiunger­e in ogni punto lo stesso calore.

L’EXTRAVERGI­NE È... A PROVA DI FUMO!

L’olio ideale deve superare “la prova del fuoco” ovvero deve avere una composizio­ne tale da raggiunger­e lentamente il punto di fumo (la temperatur­a massima in cui si sprigionan­o fumo e sostanze tossiche). L’extravergi­ne è il più resistente, seguito dall’olio di arachidi. No all’olio di semi e a quello di soia.

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